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Le imprenditrici self made sui social/4

 

Sfiorano quota 5,000 (4.985 per l’esattezza) le imprese nuove o costituite entro l’anno corrente che hanno presentato domanda sino a oggi per ilFondo Impresa Femminile, messo in campo dal Ministero dello Sviluppo Economico per incentivare la nascita e l’ampliamento delle aziende guidate da donne. Tra le Regioni con il più alto numero di adesioni, laLombardia e il Lazio, che hanno superato le 700 richieste, davanti alla Campania e al Veneto, con più di 400. IlministroGiancarlo Giorgettisi è detto contento: “L’enorme numero delle richieste arrivate è la migliore prova dell’interesse per questa misura. Vedremo le prossime fasi e, se questo trend sarà confermato come crediamo,chiederemo ulteriori finanziamenti”. Dal 24 maggio, inoltre, sarà possibile inviare le domande da parte di quelle imprese attive da più di 1 anno, compilandole sulla piattaforma online diInvitalia. Ma diamo spazio a tre imprenditrici che hanno accettato di raccontarci i loro percorsi professionali. Helen Nonini,Ama Soul L’imprenditriceitalo-egizianaHelen Noniniha lanciato da poco lacapsuleAma Soul: un progetto sociale dedicato alla creazione di turbanti e cerchietti sostenibili, prodotti in alcunilaboratori di detenutenellecarceri di Monza,BollateeSan Vittore di Milano. Una piccola collezione, e non un vero e proprio brand come ci tiene a specificare: 200 pezzi in tutto realizzati con tessuti già esistenti, per finanziare la cooperativa Alice, impegnata in progetti inclusivi, di sviluppo sostenibile e di sostegno all’artigianato Made in Italy. A partire da questo mese saranno acquistabili esclusivamente sulla piattaforma di market placeThe Dressing Screen, da lei co-fondata e che promuove le creazioni italiane. “Credo si possa lavorare in modo etico, con iniziative di impatto sociale e sono convinta che un modello di business del genere si imporrà sempre di più nei prossimi anni, grazie alla sensibilità delle nuove generazioni su questi temi”. Nata in Egitto, Helen Nonini ha acquisito notorietà soprattutto nell’ambiente milanese, per il suo fiuto per gli affari e per gli splendiditurbanti. Nel 2015 ha fondatol’agenzia di consulenzaH.edgeper aiutare i marchi del mondo della moda e dell’enogastronomia a sviluppare modelli di business e strategie d’immagine. Brand advisor e azionista di 2 società,Mindworkche offre servizi di sostegno e supporto per la salute mentale sul posto di lavoro eGame2Value, un progetto tech che tramite i videogames esamina le competenze dei professionisti e promuove attività di formazione in tema di diversità e inclusione nell’ambiente lavorativo. Circa 12 anna fa, Helen Nonini ha deciso di tagliarsi i capelli e indossare il turbante tutti i giorni per provare a scardinare l’associazionecopricapo-malattiae far sentire a proprio agio le donne che lo indossano per necessità. Oggi ne ha decinenel suo armadio, quasi tutti realizzati a mano con tessuti Bonotto, dalla modista milanese Altalen. Insomma,Ama Soulsembra coniugare con successo lo spirito da imprenditrice e la passione per i copricapi. Acronimo diAsk me anything, il marchio lanciato da Nonini è anche un invito a prestare attenzione a tutto ciò che ha a che fare conla mente e la sua salute. “Cosa consiglio a chi vuole lanciare un’attività propria? Sono 3 i fattori fondamentali: la vocazione, la perseveranza e la concretezza”. Valentina Strafino e Federica Guido,Morgana­ Sis Berretti, bandane, fasce, turbanti, cappelli. Tutto ciò che ha a che fare con la testa di una donna loro lo sperimentano, lo innovano, lo reinventano. E non a caso, perché per loro “la testa di una donna e la parte più importante”. LeMorgana Sis, nome ispirato al famosopodcast di Michela Murgia, sono una coppia (all’inizio un quartetto) di amiche e di socie. Valentina Strafino, Federica Guido, Virginia Mangia e Daniela Antonucci durante i giorni neri di marzo nel 2020, hanno deciso di avviare una produzione artigianale di accessori per capelli. Da un gruppo WhatsApp in cui discutevano del progetto e si scambiavano idee, alla realtà, il passo è stato incredibilmente breve. “Avevamo tutte in comune una certainsoddisfazione e la voglia di metterci in gioco” racconta Valentina Strafino. Prima lefasce modellabilie un sito con pochissimi prodotti e modelli in vendita, poi pian piano sempre più opzioni e linee. Quando da hobby diviene una vera e propria attività lavorativa, 2 delle 4 amiche devono abbandonare il progetto, ma l’amicizia tra loro non viene meno. Le difficoltà di una piccola realtà come la loro sono molte, tra le tante la necessità di promuoversi, anche investendo economicamente sui social. “Noi teniamo duro e intanto cerchiamo di portare avanti i nostri valori, che sono quelli che ci contraddistinguono rispetto ai grandi marchi. Per esempioper ogni acquisto devolviamo un euro aLILT(Lega Italiana per la lotta contro i tumori)”. E infatti tra i vari accessori ci sono quelle che loro chiamano“carlotte”, una via di mezzo tra un copricapo e una calotta, per chi perde i capelli a causa dellachemioterapia. Ilaria Locati Luciani,L’ughetta Nel 2016, per Ilaria Locati Luciani lamacchina per cuciresi trasforma in uno strumento per esorcizzare i pensieri, le angosce e le preoccupazioni che le affollano la mente per la malattia di una persona cara. Di notte, non riesce a prendere sonno e comincia a cucire per sé. “Ogni turbante cucito era un pensiero doloroso che scacciavo via”. Poi, il consiglio lungimirante di un’amica: “Perché non li mostrisu Instagram?”. Il passatempo per non lasciarsi soffocare dai pensieri diventa un vero e proprio lavoro: 10 anni nel mondo della telefonia e neppure un bottone cucito fino a quel momento, ma l’idea le piaceva. “Come è nato il nome? Questa è una storia divertente. Quandomia madre era incintaascoltava spesso un programma chiamato Radio Ughetta. Avrebbe voluto chiamarmi così, ma il nomeUghettain qualche modo mi rimase appiccicato addosso, come soprannome, vezzeggiativo o presa in giro. Così quando cucii il primo turbante lo provai, guardandomi allo specchio pensai: ‘Sono proprio l’Ughetta’.” Già a partire dal primo anno,riesce a coprire tutti i costi sostenuti e a guadagnarciqualcosa, poi con il lockdown, l’attività esplode: iturbantivariano per colori, accostamenti cromatici, bottoni, pietre e ricami. Nel frattempo, date le molte richieste, dà vita anche a una piccola linea d’abbigliamento. Sulla sua pagina social offreconsulenze per scegliere l’abbinamento di colori più adattoper i turbanti e tutorial che spiegano i vari modi in cui possono essere indossati, in vita come una fusciacca, a mo’ di sciarpa o foulard, oppure nella versione classica sul capo. La clientela è varia, dalle bambine che si divertono ad acconciarsi i capelli, alle signore, la più anziana di 85 anni. Tra gli accessori più amati,il cosiddetto Hug,un cappuccio per l’inverno da allacciare sopra giacche e cappotti che non ne hanno, per avere collo e testa riparati.

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