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Il governo inglese inizia i “ricollocamenti” in Ruanda

 

Da pochi giorni è stata avviata da parte del governo inglese la controversa e contestataprocedura di ricollocamentoin Ruanda deirichiedenti asiloentrati nel Regno Unito, con le prime 50 persone destinate a essere deportate nel Paese africano, a circa 6.500 km di distanza dalla nazione britannica. Una procedura frutto dell’accordo bilaterale, siglato nel mese di aprile, da parte del Segretario di Stato per gli affari interniPriti Patelcon il governo ruandese guidato dal presidentePaul Kagame. Ilmemorandumintitolato “Migration and Economic Development Partnership” prevede un investimento iniziale di 120 milioni di sterline, destinato al Paese africano, con il preciso scopo di“esternalizzare” le frontiere inglesiescoraggiare i flussi migratorinel canale della Manica, con una decisa militarizzazione del tratto di mare. I richiedenti asilo entrati nel Paese dal 1 gennaio 2022 (compresi i nuovi profughi provenienti dall’Ucraina), saranno progressivamentetrasportati in Ruandadove le loro richieste verranno esaminate in loco. In caso dirigettola loro sorte verrà decisa dalle autorità ruandesi che valuteranno se concedere comunque la permanenza nel proprio territorio, oppure se deportare a loro volta i migranti in un Paese terzo o nei Paesi di origine. Anche in caso di approvazione della richiesta d’asilo, i migrantinon potranno comunque far ritorno nel Regno Unito. Questo accordo è il culmine di una serie di sforzi da parte del governo diBoris Johnsonperstroncare i flussi illegali, scegliendo di adottare le politiche più dure sulla scia dellaBrexit: «Non possiamo sostenere un sistema parallelo illegale. La nostra compassione può essere infinita, ma la nostra capacità di aiutare le persone no. Il popolo britannico ha votato più volte percontrollare i nostri confini. Non per chiuderli, ma per controllarli». Immediata lareazionedelle opposizioni e delle organizzazioni internazionali, sconcertate dall’accordo stipulato.L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR)ha espresso in uncomunicatouna fermacondanna, dichiarando tramite il Vice Alto Commissario per la Protezione Gillian Triggs che “tale accordo cambia semplicemente le responsabilità dell’asilo, elude gli obblighi internazionali, ed è contrario alla lettera e allo spirito della Convenzione sui Rifugiati”. Molti commentatori hanno sollevatoil pericolo posto dal governo ruandese,che ha un lungo trascorso di atti direpressione e violazione dei diritti umani, specialmente nei confronti dei rifugiati, incluse donne e minori, rinchiusi in squallidi campi di detenzione e spesso seviziati dalle guardie locali. Il ricercatoreFrançois Gemennedell’università francese Sciences Po hadenunciatopubblicamente il memorandum sostenendo che “non è chiaro come verrà implementato. Non sappiamo come i richiedenti asilo verranno mandati in Ruanda o come saranno trattati dopo il loro arrivo. Saranno dislocati in centri di detenzione? Ci sarà una procedura di appello? Avranno accesso agli interpreti?Il Ruanda non è un modello per i diritti umani”. Nonostante le forti polemiche il governo britannico sembra intenzionato ad andare avanti, copiando espressamente lecontroverse e criticate strategiedei governiaustraliano, danese e israelianoriguardo i flussi migratori.

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