Si deve accelerare la transizione verde in Europa dopo l’aggressione russa all’Ucraina? La reazione di molti autorevoli leader europei è stata netta. Per il vicepresidente della CommissioneFrans Timmermans“bisognerebbe correre alla velocità della luce verso lerinnovabili”. AncheMario Draghialla Camera il 9 marzo non ha avuto esitazioni: “Aumentare il contributo delle fonti rinnovabili, ripeto e continuo a ripetere, restal’unica strategiafondamentale nel lungo periodo”. ERomano Prodipropone di lanciare un“Patto Verde di Emergenzaper ridurre il ricorso alle fonti fossili”. Il messaggio che emerge è chiaro.I prezzi altissimi di gas ed elettricitàe il rischio di un blocco degli approvvigionamenti impongonoun’accelerazione delle energie verdi. Bruxelleslancia così ilpianoREPowerEUper garantire ai cittadini europei “un’energia più sicura, sostenibile e a prezzi più accessibili”. ll piano prevede di “ridurregradualmente almeno 155 miliardi di metri cubi di di gas fossile, equivalente al volume importato dallaRussianel 2021“. Secondo la Commissione Europea “quasi i due terzi di tale riduzione possono essere raggiunti entro un anno”. Tra le misure proposte ci sonopiani nazionaliper accelerare latransizione energetica. La Commissione ritiene che si debba arrivare a installare 480 GW dienergia eolicae 420 GWsolarientro il 2030. L’associazioneSolarPowerEuropeva oltre, e afferma che l’UE potrebbe raggiungere i 1.000 GW fotovoltaici entro il 2030, rispetto ai 165 GW attuali, una posizione fatta propria da cinque Paesi europei (ma non dall’Italia). Il nostro Paese, peraltro, secondo uno studio di Accenture e Agici, potrebbe diventareindipendente dal gas russo già nel 2023con unatransizione green “accelerata”. Del resto, anche il mondo delle imprese afferma di poter fare un grande balzo in avanti. Ricordiamo la proposta dei 60 GW rinnovabili diElettricità Futurain tre anni, che consentirebbero didimezzarele importazioni di gas russo. Ma in questo quadro vanno considerati anche i considerevolicontraccolpi dalla guerrae degli altissimi prezzi dell’energia. Ad aprile in Italia la produzione è infatti crollata del 2,5%. E poi c’è la decisione di destinare nuovi mezzi alriarmo. Pensiamo ai 100 miliardi di euro che laGermaniaintende indirizzare a questo obiettivo. Il rischio in questo contesto è rappresentato dall’emergere diposizioni difensiveche, incapaci di identificare soluzioni coraggiose, arrivano a sostenere che si debba rallentare la spinta verso ladecarbonizzazione. C’è così chi propone dismantellare il Pnrrper ridurre la sua componente “green”. Ed è incredibile come non si capisca che lamigliore ricettaper fronteggiare i prezzi impazziti dei fossili sia proprio quella raccomandata storicamente dagli ambientalisti e oggi sollecitata dallaIEAe dalla Unione Europea. Vanno accelerate lepolitiche di risparmio energetico. a esempio, secondo uno studio di Euase, sostituendo lecaldaie a gas con pompe di caloresi potrebbe eliminare entro il 2030 un quarto delle attuali importazioni europee di gas. E si devonorimuovere gli ostacoliche impediscono una rapidissima crescita delle rinnovabili. Prendiamo ilcaso tedesco. Berlino, scottata dall’incredibile dipendenza dai combustibili russi, ha drasticamente ridotto le importazioni di petrolio dal 35% al 12%, quelle di carbone dal 50% all’8% e sta acquisendo dei rigassificatori flottanti. E, significativamente, dopo l’aggressione all’Ucraina ha deciso di innalzare il già ambizioso target dell’80% di elettricità verde a fine decennio, portandoloal 100% al 2035. Ma torniamo all’Italia. Il governo sembra incapace di avviare l’accelerazione necessaria. Pur in un contesto sostanzialmente bloccato, arrivano comunque i primi segnali interessanti. Parliamo dellesemplificazioni sul solare negli edificie per gli impianti fino a 1 MW entro i 300 metri dal confine delle aree industriali. Si smuove qualcosa anche sul fronte delleinstallazioni. Nel primo trimestre sono stati installati 377 MW solari, molto meglio rispetto agli anni scorsi, ma ancorainsufficientirispetto all’accelerazione necessaria. La Germania, per esempio, nel mese di marzo ha installato 916 MW fotovoltaici. E, soprattutto, rimane irrisolta la necessariasemplificazione per i grandi impianti, mentre incombe la posizione critica del Ministero dei Beni culturali.Ritardi burocratici e dinieghidi Soprintendenze e Regioni stanno bloccando quasi 60 GW di progetti eolici e fotovoltaici. Ma saranno proprio irischi connessi alla guerraa imporre un’accelerazione della diffusione delle rinnovabili. E non va dimenticata infine una riflessione sulpetrolio, vista la scelta europea di questi giorni di ridurre le importazioni dalla Russia. Ma questa è un’altra storia, che merita un approfondimento in un prossimo pezzo.
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