Una nuova crisi geopolitica sta investendo l’Oceano Pacifico meridionalecon al centro leIsole Salomone. L’ex protettorato inglese guidato dal premier Manasseh Sogavare ha recentemente siglato con laCinaunaccordo quadrosulla cooperazione in materia di sicurezza, dalla durata quinquennale, che permetterebbe al regime di Pechino di intervenire direttamente nello Stato insulare con le proprieforze militari, in modo da preservare l’ordine sociale. I dettaglisegretidell’accordo hanno suscitato l’immediatoallarmedei governi diAustralia, Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti, preoccupati per la possibile costruzione di unabase militare navaleda parte del governo diXi Jinpinga meno di 2.000 km dalla costa australiana. «Vogliamo pace e stabilità nella regione. Non vogliamoinquietanti influenzee non vogliamo la pressione e coercizione che stiamo osservandoda parte della Cina», aveva dichiaratoa marzoil ministro della difesa australiano Peter Dutton. Da tempo infatti si stanno moltiplicandoi segnalidi un incremento dellasfera d’influenza cinesenelSud Est asiatico e in Oceania, con il proposito di rafforzare il controllo e il monitoraggio delle rotte commerciali che coinvolgono gli alleati dell’America. All’interno di questo scontro fra sfere d’influenza, il governo diSogavareha compiuto un progressivo avvicinamento nei confronti di Pechino a partire dal 2019,rompendo le relazionicon Taiwandopo decenni di collaborazione. Una decisione che ha scatenato subito numeroseproteste nelle Isole, soprattutto nella provincia diMalaita, la più grande e popolosa dell’arcipelago. Successivamente le proteste si sono trasformate inpesanti rivoltesedate con le forze militari australiane in base all’accordo bilateraledi sicurezza siglato nel 2017. Proprio il delicatointrecciofrainteressi rivali, conflitti etnici e accordi bilaterali contrastanti, hanno posto le Isole Salomone in un delicato e precario equilibrio, che potrebbeaggravarsimolto rapidamente a causa del peggioramento dei rapporti diplomatici fra Stati Uniti e Cina. Da oltre 10 anni, a partire dallapresidenza Obama, l’espansione del colosso cinese è finita al centro di una politica di contenimento da parte della sfera anglosassone, la quale nel settembre del 2021 ha annunciato unpatto di sicurezzatrilaterale fra Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti(AUKUS) per rafforzare la cooperazione nella regione dell’Indo-Pacifico. Un’alleanza che va a sommarsi alQUAD (Dialogo quadrilaterale di sicurezza)che comprende ancheGiappone e India. Un insieme di alleanze che nelle ultime settimane ha mostrato palese insofferenza di fronte alle mosse pechinesi, con addiritturavelate minaccedi intervento militare nelle Isole Salomoneda parte della Potenza americana, nonostante le rassicurazioni fornite dai rappresentanti del governo di Sogavare. «Faremo in modo che le cose che stanno succedendo in altri territori, come aHong Kong, non accadano nella nostra stessa nazione» haaffermatol’Alto Commissario per le Isole Salomone Robert Sisilo rispondendo alle preoccupazioni australiane riguardo alpossibile dispiegamento della polizia cinese. L’esteso impegno dell’amministrazione Bidennel conflittorusso-ucraino non ha cambiato lepriorità geopolitiche di Washington, che rimarranno concentrate sul principale rivale a livello economico e militare, con un’intensificazione degli sforzi diplomatici e commerciali nel continente asiatico e in Oceania. «C’è in corso una battaglia nel mondo tra la democrazia e l’autocrazia» hadichiaratopochi giorni fa il presidente americano Biden. Una battaglia che coinvolge anche leIsole Salomone, diventateun nuovo punto di tensioneall’interno del mondo multipolare in rapida ascesa.
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