Nell’assemblea straordinaria sulla gestione dei rifiuti che si è tenuta mercoledì mattina in Campidoglio, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato di voler dotare la città diun termovalorizzatore entro il Giubileo del 2025, di cui Gualtieri è stato nominatocommissario. L’impianto verràrealizzato da Acea, la società di energia elettrica e gas partecipata al 51% dal Comune, avrà una capacità di600.000 tonnellate annuee un costotra i 600 e i 700 milioni di euro.Il luogo destinato a ospitarlo è ancora in fase di studio. Il piano di Gualtieri «Il nuovo impianto cipermetterà di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche», ha dichiarato Gualtieri, che ha specificato come questo consentirà di avere «una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti che potrà limitarsi a sole 60.000 tonnellate l’anno», al contrario di quelle ora presenti sul territorio. Oggi Roma manda in discarica circa 450.000 tonnellate di rifiuti l’anno tra indifferenziati e scarti della quota differenziata, ovveroil 30% sul totale dei rifiuti prodotti, al di sopra della media nazionale. L’impianto sarebbeil secondo nel Lazio dopo il sito Acea di San Vittore(Frosinone), e consentirebbe di rendere Roma meno dipendente daimpianti terzi,che oggi trattano il 96% della quota differenziata e l’85% di quella indifferenziata. «Roma Capitale chiude il ciclo dei rifiuti conimpianti propri per una quota inferiore al 2%» ha ricordato Gualtieri. «Si tratta di una percentuale irrisoria, senza eguali in altre città italiane elontanissima dagli standard delle capitali europee». Chi è favorevole «La realizzazione di un impianto di termovalorizzazione a Roma è l’annuncio che attendevamo. La nostra capitale è, insieme ad Atene,l’unica in Europa che non chiude il ciclo dei rifiuti sul territorio.Abbiamola Tari più alta d’Italiaperché spendiamo 170 milioni di euro annui per il trasporto dei rifiuti in altre regioni», hacommentatoil segretario generale della Fit-Cisl del LazioMarino Masucci. Favorevole anche il presidente di AssoambienteChicco Testa, cheha parlatodi«decisione storica». Consensi bipartisan dal mondo della politica a eccezione del Movimento 5 Stelle, daMatteo SalviniaEnrico Lettapassando perItalia Viva eCarlo Calenda, che sottolinea come «adesso è importante cambiare rapidamente il piano regionale sui rifiuti, che non prevede un termovalorizzatore». In un’intervista rilasciata alSole 24 Ore, Roberto Gualtieri ha commentato che quello della Regione è «un vincolo dettato dagli errori della precedente amministrazione». E ha aggiunto: «Sono sicuro che riusciremo a trovare soluzioni idonee anche alla luce delle prossime scadenze giubilari». Chi dice no Ma c’è chi la pensa diversamente. «La costruzione del secondo più grande termovalorizzatore italiano è una scelta totalmente sbagliata,contraria alle politiche ambientalistee ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare»,hanno dichiaratoil presidente diLegambienteLazio Roberto Scacchie il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. E aggiungono: «Un progetto simile andrebbe in direzione esattamentecontraria anche a percorsi virtuosimessi in campo da questa stessa amministrazione. Bisogna invecespingere il porta a porta a tutte le utenze domestiche, puntare a una differenziata altissima, alla tariffa puntuale, a nuove isole ecologiche e biodigestori per l’organico». Critico anche il segretario della Cgil di Roma e del LazioNatale Di Cola. Secondo l’amministrazione capitolina, però, il nuovo impianto avrebbeun impatto ambientale «sostanzialmente nullo». «Il nuovo impianto e l’insieme del nostro piano determineranno una riduzione delle emissioni del 44%, con una riduzione del 15% delle emissioni relative al trasporto, del 18% sull’impiantistica e del 99% sulle emissioni da discarica», sostiene Gualtieri. «La completa chiusura e autonomia del ciclo dei rifiuti», aggiunge il sindaco, «consentirà inoltre un vero e proprioabbattimento dei costi del trattamento, che ci consentirà diridurre la Tari di almeno il 20%e di potenziare in misura significativa le attività di raccolta e di pulizia della città». Il tipo di termovalorizzatore Come spiega beneWired, i termovalorizzatori, chiamati anche“inceneritori di rifiuti con recupero energetico”o semplicemente “inceneritori”, “sonoinceneritori di seconda generazione che oltre a bruciare i rifiutisecondo leBest Available Techniquessono in grado, durante la combustione, direcuperare il calore sviluppato e utilizzarlo per produrre vapore,successivamente impiegato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (teleriscaldamento)”. In Italia sono attivi in tutto 37 termovalorizzatori.Si trovano in prevalenzaal Nord, che possiede 26 impianti contro i 5 operativi al Centro e i 6 al Sud. In sette anni, dal 2013 al 2020, gli impianti sono diminuiti di 11 unità, in particolare nelle regioni del centro Italia. Rispetto ad altri Paesi europei, si tratta di undato complessivo esiguose paragonato ai126 impianti della Franciae ai96 della Germania, come rileva una mappa realizzata da Utilitalia sui dati Ispra. L’impatto ambientale Per quanto riguarda l’inquinamento generato, secondo ilLibro bianco sull’incenerimento dei rifiuti urbanirealizzato dal Politecnico di Milano e di Torino e dalle Università di Trento e di Roma Tor Vergata, «ladiscarica ha un impatto 8 volte superiore a quello del recupero energetico negli inceneritori». Inoltre, secondo lo studio, “per gli inceneritori ci sonolimiti molto stringenti alle emissioniche non hanno eguali nel panorama delle istallazioni industriali. Relativamente allepm10, il loro contributo è pari allo 0,03% contro il 53,8% delle combustioni commerciali e residenziali”. La differenziata Nella riunione del consiglio comunale che si è svolta mercoledì, Gualtieri ha anche dichiarato di volerportare al 65% il livello della raccolta differenziata,e di aver dato mandato ad Ama di presentare progetti da destinare ai bandi delPnrrper due impianti finalizzati al trattamento dellafrazione organica. «In questo modo», ha dichiarato il sindaco, «il ciclo dell’organico si avvierà a una definitiva chiusura rispetto alla situazione attuale, nella qualel’80% della frazione organica di Roma confluisce in impianti di terzi e fuori regione».
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