Circa vent’anni fa, il professorRobert Dudleydell’Università della California, Berkeley,formulò “L’ipotesi della scimmia ubriaca”. Il nome dice già (quasi) tutto. La teoriamette in relazione ladipendenza umana per l’etanolo(alla base di tutte le bevande alcoliche)con quella delle scimmie: il composto, infatti, si trovanaturalmente nella frutta molto matura. L’ipotesi suggerisce che la nostra “inclinazione” al consumo di bevande alcoliche sia statatramandata dai nostri antenatiominidi, che da sempre consumano questa frutta “alcolica”. «Siamo interessati all’alcol perché ci siamoevoluti come primati mangiatori di fruttae l’alcol si trova naturalmente nella frutta delle aree tropicali. E ci piace bere perché proviamo sentimenti positivi quando consumiamo alcolici,checi sarebbero stati utili in tempi in cui avremmo potuto mangiare solo frutta matura», haspiegatoil professor Dudley. Lo scorso mese, laRoyal Society Open Scienceha pubblicato un ulteriorestudioal riguardo,confermando con prove pratichela teoria della scimmia ubriaca. I soggetti della ricerca sono stati iprimati ragno di Geoffroy(Ateles geoffroyi), noti anche come scimmia ragno dalle mani nere o atele centroamericana, la cui area di diffusione va dal Messico fino ad alcune zone della Colombia. ABarro Colorado, un’isola di Panama, alcuni ricercatori hanno raccolto iresti della frutta mangiatada questi primati e li hanno esaminati, scoprendo checontenevano circa l’1-2%di etanolo. Sono seguiti poi degliesami sulle urinedelle scimmie che hanno rivelato lapresenza di metaboliti dell’etanolo(biomarcatori dell’abuso di alcol). Quindi sì: è confermato che le scimmie consumano alcol. Ma alla fine,si ubriacano mai? «Anche se alcuni animali possono mangiare fino al 10% del loro peso corporeo di frutta matura al giorno -scrivevaDudley nel 2016 -La concentrazionetipica di alcol nella polpa dei frutti èsolo dello 0,5-3%. Quindi,non si ubriacanomai». Questa tendenza, ha specificato il professore, è stata unaconseguenzaevolutiva:«la capacità di questi primati di metabolizzare l’alcol èaumentata di circa 20 voltea causa di una mutazione in un punto dei loro geni, coerentemente conunamaggiore esposizione alimentarea questa molecola». E,sempre in un contesto evolutivo, la predisposizione alcolica delle scimmie ègiunta fino a noi. A volte, però, trasformandosi in un vero e propriovizio.
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