Lacrisi climaticaè un questione di genere: incendi, inondazioni, inquinamento e uragani possono impattare molto sulla salute e sullosviluppo delle giovani donne. E dellemadri. Negli Stati Uniti,ostetriche e ostetricisono consapevoli dei possibili effetti climatici sulla salute delle loro pazienti. Per questo motivo alcunə di loro stanno fornendoconsigli medicial riguardo, «non per allarmare le persone, ma per prepararle», scrive ilWashington Post. «La realtà è che dobbiamo iniziare a dire alle nostre pazienti che il clima sta cambiando», ha spiegatoSantosh Pandipati, ostetrico della California. Nello specifico, consiglia loro dimonitorare sempre la qualità dell’ariaprima di organizzare attività all’aperto (per lui il momento migliore è lamattina presto). Nathaniel DeNicola, invece, dispensa utili indicazioni da seguire in caso di evacuazione in seguito auragani e inondazioni: l’ostetrico, scrive il giornale, «incoraggia le persone a mettere in valigiaacqua potabile in più,forniture extra di farmaci e una copia cartacea delle loro cartellecliniche», qualora sia impossibile recuperare quelle elettroniche in caso di blackout. Pensiamo all’inquinamento atmosfericoo all’aumento delle temperature, due fattori di rischio per le donne incinte in tutto il mondo. Uno studio pubblicato nel 2020 sulJournal of the American Medical Association(JAMA) ha rilevato che l’eccessiva esposizione a questi due fattori può portare aparti prematuri, albasso pesoalla nascita oppure allanatimortalità. «Le temperature elevate possono causaredisidratazione. Durante la gravidanza, questa può portare al rilascio di ossitocina, un ormone che contribuisce allecontrazioni del travaglio», ha scritto ilWashington Post,riportando le spiegazioni di DeNicola. A conferma di ciò, unaricercapiù recente, condotta dalla Stanford University e pubblicata nel 2021 suEnvironmental Research, ha stimato chein California tra il 2007 e il 2012 ci sono stati fino a 7.000 parti prematuri, riconducibili all’eccessiva esposizione al fumo degli incendi. Oltre agli effetti diretti sulle nascite,lo stress dovuto all’emergenza climatica o alla necessità di evacuare la propria zona(per incendi, inondazioni o uragani) può portare aproblemi di salute mentaleper le donne, che si ritrovano in una condizione di vulnerabilità assoluta in una fase delicata della vita. «Le persone ipotizzano che tutto ciò provochi una sorta di catena di conseguenze in gravidanza, cheporta poi a eventi come contrazioni premature», spiega DeNicola. Viene tutto amplificato se poi parliamo dimadri nere, le quali già di natura hannopiù probabilità di morireper una gravidanza rispetto alle donne bianche (sia per condizioni croniche specifiche che per il pregiudizio razzista nell’ambito sanitario). Secondo l’epidemiologa Rupa Basu, la ricerca del JAMA (di cui lei è stata co-autrice) mostra come per le donne nere esistanopiù rischidi un parto prematuro o di basso peso del bambino alla nascita rispetto alle donne di altra etnia, in contesti dieccessiva esposizione al calore e all’inquinamento atmosferico. La gravidanza si aggiunge così agli altri motivi per i qualila crisi climatica è anche una questione di genere. Sarà forse per questo che ledonne risultano più impegnaterispetto agli uomini nella lotta al climate change?
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