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Avremo uva più resistente con l’editing genomico

 

L’Italia è il primo Paese produttore di vino al mondo: insieme a Spagna e Francia produce il 45% dei volumi globali e il 79% in Europa. Per questo motivo, eventi comeVinitalyrappresentano un importante momento di ritrovo per tutte le aziende vinicole, oltre che un’occasione percelebrare l’eccellenza del nostro vinocertificata a livello mondiale. Il54°salone internazionale dei vini e distillatisi terrà a Verona fino al 13 aprile. Dal 1967 contribuisce allacrescita del sistema vinicolo italiano, promuovendo la cultura del vino e valorizzando le aziende del settore, impegnandosi nel raccontare «i valori di ogni singola etichetta: il lavoro, i territori, le persone, la passione». In occasione dell’apertura dell’edizione di quest’anno (il 10 aprile), il ministro delle politiche agricole alimentari e forestaliStefano Patuanelliha sottolineato l’importanza che riveste il salone: un’iniziativa «che è riuscita a interpretare efavorire la crescitadi un grande prodotto italiano divenutosimbolo del made in Italynel mondo», scrive ilMipaaf(Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali). Mala guerra in Ucraina,con tutte le sue conseguenze economiche, e icambiamenti climaticisempre più allarmanti hanno colpito anche questo settore. C’è stato uncalo nazionale della produzione di oltre il 10%rispetto al 2020. Ecco perché, secondo laConfederazione italiana agricoltori(Cia), intervenuta al Vinitaly, è necessaria una svolta innovativa: «unalegge Ue per l’uso delle nuove tecniche di miglioramento genetico, strategiche nel rafforzare un settore che vuole rispettare l’impegno per la sostenibilità preso con il Green Deal Ue, ma anche tutelare la sua crescita e competitività». Dunque, per la Confederazione è giunto il momento che venga istituita unanormativa comunitariacapace di regolare il settore vinicolo sull’editing genomico, «in grado di garantire untaglio dei fitofarmaci[antiparassitari e altre sostanze usate per la cura delle malattie,ndr] fino al 70%». Questa pratica andrebbe aoperare internamente al dnadella pianta senza l’inserimento esterno di altre componenti,non alterando quindi la sua struttura genomicae assicurando la continuità delle caratteristiche dei prodotti. Le nuovebiotecnologie agrarie, infatti, al contrario di quanto si possa pensare,non portano a mutazioni o a Ogm:«Da qui – scrive la Confederazione – il riconoscimento del ruolo chiave del vivaismo nella filiera vitivinicola, in quanto ne gestisce il patrimonio genetico e rappresentail ponte ideale tra ricerca scientifica e aziende agricole». «Di contro, però,mancano conoscenzesolide su tecniche di incrocio per nuove varietà resistenti e la selezione clonale può condurre arisultati solo nel medio-lungo periodo», continua la Cia. C’è già chi ha tentato di perseguire questa strada. Nel gennaio 2022 il viticoltore franceseAndré Baniolaveva scritto unaletteraalFrench Institute Vine and Winee alFrance AgriMer(Ente Nazionale dei Prodotti Agricoli e Ittici) proprio riguardo l’editing genomico, illustrando come questo possa essere unacarta vincenteper la creazione di viti più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici.

Redazione

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