Eurydiceè larete europea di informazione sull’istruzione: con le sue 40 unità nazionali in 37 Paesi partecipanti al programma Erasmus+,studia l’organizzazione dei sistemi educativi europei. Nel suo ultimoreport,Towards equity and inclusion in higher education in Europepubblicato il 29 marzo, ha analizzato i livelli diequità e inclusione nel sistema dell’istruzione superiore, sia nei 27 Paesi dell’Ue che negli stati di Albania, Bosnia-Erzegovina, Svizzera, Macedonia del Nord, Liechtenstein, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia. L’obiettivo finale è quello di indirizzare i responsabili politici aapportare cambiamenti equie positivi nel proprio sistema d’istruzione superiore(per l’Italia, nelle università e negli istituti di alta formazione). Ilmetodo di analisiha considerato i principi e le linee guida concordate dagli stati membri dello Spazio europeo dell’istruzione superiore (EHEA).10 capitoliin totale, uno per ogni principio stilato. Sommando i vari punteggi ottenuti dagli Stati relativamente a questi principi, il totale raggiunto è di635 punti su 1.520. «Il risultato attuale – si legge nel report – indica che i sistemi europei hanno attuato quasi il42% delle politiche richiesteper rispettare gli impegni». C’è ancoramolta strada da fareprima di potersi ritenere soddisfatti. I risultati migliori provengono dall’Italiache, con 28 punti su 40, si è classificataprimatra tutti. In coda, Finlandia con 27 punti e a pari merito Estonia, Spagna, Francia, Malta e Svezia con 25. «Questi sono i Paesi dove attualmente ci sono lepolitiche sociali migliori nell’istruzione superiore», continua il report. I principi in cui l’Italia ha raggiunto ilmassimo punteggio(4 su 4) sono “Flessibilità” (il secondo), “Formazione del personale e missione istituzionale” (il settimo), “Community Engagement” (il nono). Il peggiore, con zero punti, è stato “Dialogo sulle policies” (decimo). Flessibilità. Secondo questo principio, le normative legali del Paese dovrebbero permettere agli istituti superiori di sviluppare strategie capaci di «adempiere alla propria responsabilità pubblica» relativamente all’accessoe alcompletamento degli studi, il tutto tenendo conto dellediverse necessità degli studenti. E se l’Italia raggiunge buoni risultati, lo stesso non si può dire del sud est europeo. Formazione del personale e missione istituzionale.Questo punto focalizza l’attenzione sull’inclusività: «Le autorità pubbliche – recita il principio – dovrebbero aiutare gli istituti di istruzione superiore a rafforzare la loro capacità di risposta alle esigenze di uncorpo studentesco e personale più diversificato, e a creareambienti di apprendimento e culture istituzionali inclusive». Tra i criteri proposti: formazione sull’equità, sostegno finanziario e non da parte dell’autorità pubblica per la formazione, attenzione all’equità e all’inclusione. In questo camposolo l’Italia ha raggiunto tutti e 4 i punti totali. Community engagement. Se prima si parlava di rafforzamento dell’inclusione, qui invece si fa riferimento allapromozione della diversità, dell’equità e dell’inclusione. L’Italia e la Svezia raggiungono buoni risultati ma, al contrario, la quasi totalità dei Paesi analizzati non prevede alcun supporto o attenzione al ruolo della community engagement nell’istruzione superiore. «Questo indicatore mostra che vi sononotevoli progressi da compiere», riporta il documento. Infine arriviamo all’ultimo principio, quello dove l’Italia e molti altri hanno raggiunto i livelli più bassi:dialogo sulle policies«Quando non c’è stato alcun dialogosull’attuazione dei principi e delle linee guida stabilite, il Paese è mostrato [sulla mappa] in rosso con 0 punti». Dall’analisi finale di questo report emerge quindi comepochi sistemi di istruzione superiore abbiano adottato misureper sostenere la mobilità degli studenti provenienti da contesti vulnerabili, svantaggiati o sottorappresentati, nonostante l’importanza che i valori diequità e inclusionerappresentano (o dovrebbero rappresentare) nel contesto europeo dell’istruzione. «Desideriamo che tutti i cittadini abbiano la possibilità diraggiungere i propri obiettivi, e i sistemi europei di istruzione superiore dovrebberooffrire tale opportunità», ha commentatoMariya Gabriel, Commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani.
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