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Chiude Novaya Gazeta: a Mosca non c’è più spazio per una voce libera

 

Di questo passo, così, non ne rimarrà più nessuno. Anche se in RussiaNovaya Gazetaera davvero l’ultima voce libera nel mare di censura sempre più profondo da un mese a questa parte. Ieri l’annuncio,sospese le pubblicazionifino alla fine della guerra. Sono bastatepoche righeper spiegare la decisione: «Abbiamo ricevuto un altro avviso daRoskomnadzor– si legge sul sito del giornale con data 28 marzo -Sospendiamo la pubblicazione online e sulla carta fino alla fine della “operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”. Cordiali saluti, i redattori di Novaya Gazeta». Qualche minuto prima, lanotiziadi un secondo avvertimento ricevuto dall’ente statale russo che controlla i media nei confronti della redazione e del fondatore del giornale per aver menzionato una associazionericonosciuta come “agente straniero”senza farlo presente ai lettori, violando di fatto la legge. Nel Paesei media che operano in Russia, finanziati dall’estero, sono infatti costretti a registrarsi con questa dicitura, pena multe, blocco o addirittura la detenzione. Dalla sua entrata in vigore, il 21 novembre 2012, centinaia di organizzazioni non governative che ricevevano fondi dall’estero hanno subito una profondariduzione delle donazioni,danni alla reputazione, intimidazioni e procedimenti giudiziari nei confronti dei loro esponenti. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la maggior parte delle associazioni o media riconosciuti come “agenti stranieri” è stata costretta achiudere o a lasciare il Paese(molti siti sono stati oscurati e bloccati). Un’ulteriore stretta è arrivata il 4 marzo con la legge che introducepene fino a 15 anni di carcereper la diffusione dinotizie ritenute falsesulle azioni militari russe in Ucraina. Lo scorso 22 marzoRoskomnadzoraveva già inviato unavvertimentoscritto alla redazione di Novaya Gazeta per non aver etichettato una ONG proprio come “agente straniero”.Tra pochi giorni l’ultimo periodico libero e indipendente russo avrebbe compiuto29 anni dalla sua prima pubblicazione il 1° aprile 1993, due anni dopo il crollo dell’URSS: il sogno di un prodotto di informazione liberosostenuto e cofondato da Mikhail Gorbaciev e Dmitrij Muratov, premioNobel per la Pace nel 2021e direttore dal 1995. Chissà se a complicare la situazione sia stato ancheilvideodiMuratovnel giorno dell’aggressione militare russa in Ucraina in cui esprimeva “dolore e vergogna”, o la prima pagina del giornale stampato in russo e in ucraino in segno di solidarietà con il Paese invaso. In continua collisione con il governo per il bavaglio alla libertà di stampa,Novaya Gazetasi è sempre distinto per le inchieste, gli articoli di denuncia, e la voce di dissenso. Ne è un esempio la morte diAnna Politkovskaja, uccisa nel giorno del 54esimo compleanno di Vladimir Putin, il 7 ottobre 2006, in unagguato di cui non è mai stato indicato il mandante. Nel giornale, c’era sempre spazio per la penna di Anna, per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e per le critiche contro i governi russi, così come per quelli diAnastasia Baburova, collaboratrice di Novaya Gazeta, uccisa nel 2009, a 25 anni, nel centro di Mosca per una ferita d’arma da fuoco alla testa. Ci ha provato fino alla fine Muratov, il giornalista che dopo aver vinto il premio Nobel per la Pace lo scorso ottobre aveva ringraziato proprio i colleghi del giornale: «Il merito è della Novaya Gazeta.Di quelli che sono morti difendendo il diritto alla libertà di parola.Dato che non sono più con noi, il Comitato del Nobel ha evidentemente deciso che lo dica io. Il merito è di Igor Domnikov, di Yuri Shchekochikhin, di Anna Stepanovna Politkovskaja, di Nastja Baburova, di Natasha Estemirova, di Stas Markelov. Ecco la verità. Questo Nobel è per loro».

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