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Indonesia: ti pago se peschi plastica

 

Prova a digitareCitarumsu un qualsiasi motore di ricerca e scoprirai come certe immagini parlino da sole. Questo fiume dell’Indonesia è uno deipiù contaminati e inquinati al mondo: al suo interno e sulla sua superficie navigano tonnellate di plastica, spesso dirette al Mar di Giava. Le fotografie mostrano parti del fiume dove è quasi impossibile intravedere l’acqua a causa dei rifiuti. Quantità, così come quelle che riversano in varie zone dell’Indonesia, talmente elevate che negli ultimi anni hanno trasformato questo Paese dalla natura meravigliosa in unadiscarica di plastica. Ecco perché, con una nuova iniziativa, il governo indonesiano intendepagare i pescatori per pescare plastica,anziché pesci. In una operazione che fa parte dell’ampio sforzo per ridurre l’inquinamento, il ministero della pesca – chepunta a ridurre la plastica in Indonesia del 70% entro il 2025 -ha annunciato un programma sperimentale della durata di un mese che pagherà ogni settimana circa 1.700 pescatori per la raccolta giornaliera dal mare fino a 4 kg di plastica. Per il progetto sono stati stanziati circa70.000 dollari che serviranno a finanziare i pescatori durante il mese di ottobre: il compenso (150.000 rupie a settimana, circa 10 dollari) è poco più di quanto guadagnano normalmente con la pesca. Secondo Sakti Wahyu Trenggono, ministro della pesca, l’operazione dovrebbe aumentare la consapevolezza delle persone sul problema plastica e ci si aspetta che ogni pescatore raccolga almeno 4 kg di rifiutitra le varie isole principali indonesiane. L’Indonesia, del resto, è uno dei Paesi con il più alto numero di inquinamento da plastica: ne produce circa6,8 milioni di tonnellateogni anno, masolo il 10% viene trattato nei centri di riciclaggioe circa 620.000 tonnellate finiscono nell’oceano. In generale,8 dei 10 fiumi del Pianeta più inquinati dalla plastica si trovano in Asia. Nel tentativo di invertire la rotta, il Paese prevede dunque di spendere1 miliardo di dollariper tagliare il 70% dei suoi rifiuti di plastica aumentando le attenzioni nelle comunità costiere per una adeguata gestione dei prodotti e avviando percorsi di riciclaggio. «La cosa più importante è la prevenzione. Se possiamo condurla correttamente, allora non dovrebbero esserci più rifiuti nel mare. Perché una volta che la spazzatura arriva in mare tutto diventa più complesso», ha ricordato il ministro.

Redazione

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