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Riforestare i fondali con la Posidonia oceanica

 

È il nostro respiro, perché produce tra il 50 e l’80% dell’ossigeno che inaliamo.Regola il clima del Pianeta. Ci fornisce cibo: in media, il 16% delle proteine che ingeriamo viene dal mare, quota che si alza anche al 60% in alcune aree del pianeta.Ci permette di trasportare merci e beni, garantendo attività economiche per noi essenziali. Se fosse uno Stato,sarebbe la settima potenza economica mondiale. Stiamo parlandodella grande distesa blu. In Italia, dall’ottobre scorso è in attoun progetto che mira a tutelarla, e dunque a tutelarci.Save the Wave, è un’iniziativa di IOC-UNESCO che mira a ripristinare gli ecosistemi del Mediterraneo. A partire da una pianta, laPosidonia oceanica. Conosciuta anche come prateria del mare. «Garantisce l’assorbimento CO2 ma anche tutela, grazie alle sue foglie, le aree costiere dagli eventi estremi, smorzandone l’impatto. Inoltre,funziona come una nursery, una zona di riproduzione e accrescimento di circa350 specie marine, tra cui pesci e molluschi bivaldi (come le vongole) e gasteropodi (come le lumachine), alla base degli stock ittici», ha spiegato allaSvoltaFrancesca Santoro, specialista del programma della Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCOe promotrice in Italia del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (2021-2030). «La posidonia porta benefici tanto economici quanto ambientali,perché rivitalizza la biodiversità marina». Quella garantita dalla pianta marina è una delle cosiddettenature based solutions, le soluzioni basate sulla natura. «Lavorando e guardando al mare – ci racconta Francesca – è venuto spontaneo pensare alla posidonia, endemica del Mediterraneo.Una pianta superiore che si comporta esattamente come le piante terrestri». Come tutte le piante, anche la posidonia perde le foglie. «La nostra missione è raccoglierle,soprattutto le talee (quelle che presentano la radice)sulle spiagge, fissarle su griglie per poi portarle epiantarle sul fondale marino. Una strategia indispensabile per una pianta vittima delle attività antropiche, soprattutto dell’ancoraggio». Save the Wave è un progetto collettivo.«D’altra parte – sottolinea Francesca – il segreto di ogni successo è la collaborazione, che a differenza della competizione, ci permette di progredire davvero». Gli studenti sono tra i primi destinatari di questa iniziativa. «Ci teniamo a far familiarizzare i ragazzi con questa pianta, che molti chiamano erroneamente alga, e far capire loro l’importanza del vegetale. Lo facciamo attraverso delle vere proprieimmersioni fisiche ma anche in 3D, grazie alle riprese subacquee che effettuiamo. Gli studenti del Liceo Galilei di Palermo, guidati dal biologo Antonio Scannavino, ci aiutano anche nell’attività di riforestazione. Lo stesso avviene con i pescatori e i bagnanti. Vogliamo farli sentire parte del progetto,in modo che segnalino che in una specifica area è in atto un progetto di ripristino dell’ecosistema marino. D’altra parte, non potremmo portare avanti questa iniziativa da soli, avendo a che fare con la vastità del mare». Iprimi risultatisono già riscontrabilinel golfo di Palermo,area protagonista della riforestazionedi 100 mq di posidonia.Questa iniziativa verrà allargataanche ad altre aree del Mediterraneo. «Abbiamo individuato la parte meridionale dell’Adriatico, soprattutto le isoleTremiti, ma anche le aree che bagnano laCroazia. Abbiamo contattato colleghi attivi alleBaleariimpegnati in progetti simili. a oggi stiamo facendo uno studio di fattibilità. Nel frattempo,procediamo con il nostro progetto pilota, lo monitoriamo con dati scientifici che ci forniscono anche valutazioni sul ripristino delle funzioni della posidonia». Nel futuro di Save the Wave non c’è solo la posidonia. «Prevediamo di aggiungere tante altre specie marine come il corallo mediterraneo e piante». L’obiettivo è raggiungere un ripristino integrato della biodiversità. Per farlo, è in corso di sviluppo anche unvideogiocoa impatto sociale e ambientale, che consentirà di convertire i premi, forniti rispondendo correttamente a domande sulla biodiversità marina, che le persone conquisteranno all’interno del game in progetti di rigenerazione di posidonia, coralli e altri habitat. «Trovo che il nostro sia un bell’esempio dicollaborazione tra mondo scientifico, mondo del settore privato, scuola e un’organizzazione internazionale come la nostra.È un progetto il nostro, che non avrebbe visto la luce senza tutto questo, come anche senza l’aiuto di un importante attore privato che ha da subito creduto in noi come E.ON Italia».

Redazione

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