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Russi e americani sono uniti nello spazio. Almeno per ora

 

Nei giorni scorsi circolava la notizia di una possibile caduta dellaStazione Spaziale Internazionalesulla Terra. Si trattava di un falso allarme, ma effettivamente qualcosa è accaduto. Il 3 marzo l’armonia a bordo pareva essersi incrinata a seguito delle dichiarazioni diDmitry Rogozin, direttore generale dell’agenzia spaziale russaRoscosmos, che ha annunciato la fine della collaborazione scientifica conl’Agenzia Spaziale Tedesca Dlra causa delle sanzioni tedesche contro la Russia. Fra i200 esperimenti in corso negli impianti in orbitai cosmonauti russi non parteciperanno più a quelli tedeschi, determinandone forse la compromissione. A gettare in allarme anche l’eventualità che la Russia non avrebbe più potuto assicurarel’arrivo dellenavette cargo Progress,che alla stazione orbitaleconsegnano materiali e rifornimentie che hanno il compito diaccendereperiodicamentei loro motoriper mantenere la Stazione Spaziale sulla sua orbita corretta. Si tratta di una manovra di routine, come spiega la NASA, necessaria per contrastare il fenomeno deldecadimento orbitale,ossia la tendenza dell’orbita della Stazione Spaziale a scendere di quota, una forza propulsiva fornita esclusivamente dalla navicella cargo Russian Progress, che assicura e gestisceil mantenimento dell’assetto della strutturaanche durante le fasi dinamiche, come l’attracco di veicoli spaziali e le manovre per evitare i detriti. Per ora, però, i programmi rimangono invariati. Addirittura,l’astronauta statunitense Mark Vande Hei, dopo un anno in orbita, “prenderà un passaggio” per tornare a casa dalla navicella spaziale russa, la Soyuz.È giunto sulla ISS lo scorso aprile, una volta partito dal Kazakistan sempre a bordo del velivolo russo, assieme agli astronauti Pyotr Dubrov e Anton Shkaplerov. Il suo ritorno, previsto per il 30 marzo segneràun nuovo record statunitense di permanenza nello Spazio (355 giorni) mentre il primato assoluto di 438 spetta proprio alla Russia. L’invasione russa dell’Ucraina ha generato tensione tra gli Stati Uniti e la Russia:un’atmosfera che non si respirava probabilmente dai tempi della Guerra Fredda,si legge sulWashington Post. Ma ciònon ha influito sulla partnership spazialedei Paesi, che ormai si è consolidata in oltre 20 anni. “Tutte queste attività sono continuate per due decenni e nulla è cambiato nelle ultime tre settimane”, ha reso noto lunedì Joel Montalbano, Responsabile del programma della stazione spaziale della NASA. “Siamo consapevoli di cosa sta succedendo, ma siamo in grado di svolgere il nostro lavoro per consentire l’avanzamento delle operazioni”. Il contributo russo e americano alle attività della stazione è essenziale e interdipendente. Per poter prevedere l’evolversi della situazione, occorrerà monitorare in primisl’arrivo a bordo di altri tre cosmonauti previsto il 18 marzo, in secondo luogo il rientro a fine mese dellaSoyuz. I rapporti di collaborazione sulla Stazione Spaziale non sono ovviamente immuni dagli effetti della guerra e gli americani si stanno preparando ariportare Vande Hei in patria dal Kazakistan, dove la navicella atterrerà.Anche su un avamposto umano a 400 km dalla superficie terrestre riverberano gli effetti del conflitto.

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