«In questa organizzazione, la paga media per ora delle donne è inferiore del 30% a quella degli uomini». Questo è stato il primo tweet pubblicato in occasione dell’8 marzo daGender Pay Gap Bot (@PayGapApp), un profilo che risponde ai tweet delle aziende britanniche riportando il loro divario retributivo di genere.«Datori di lavoro, se twittate sulla Giornata internazionale della donna, ritwitterò il vostro gender pay gap», si legge nella sua bio di Twitter. Le menti del progetto sonoFrancesca Lawson, copywriter e social media manager, eAli Fensome, sviluppatore di software, entrambi di Manchester. L’idea è venuta lo scorso anno a Lawson, dopo aver visto il suo feed intasato dalle iniziative organizzate dalle aziende per la Giornata della donna. «Gran parte di questi eventi non sono supportati da alcuna azione a lungo termine per migliorare l’uguaglianza di genere», ha detto alWashington Post. Così il 6 marzo2021Lawson condivide il suo progetto con Fensome, che rimane stupito dal fatto chepoche persone siano a conoscenza degli alti livelli di gender pay gap britannici.Due giorni dopo, l’account è operativo. Ma èsolo nel 2022 che il profilo arriva a più di 200.000 followers. Tra le informazioni è anche riportato il link della sezione “Gender pay gap service” del sito del governo del Regno Unito, doveè possibile confrontare autonomamente i dati sulle differenze salariali di genere. Nel Paese, infatti, le aziende con più di 250 dipendenti devono presentare annualmente relazioni sulla retribuzione media maschile e femminile. Il bot, che rimarrà attivo fino alla fine della settimana,non seleziona solo le aziende dove c’è un deficit salariale per le donne, ma anche quelle dove c’è parità o un surplus(«In questa organizzazione, la retribuzione media per ora di uomini e donne è uguale», si legge in alcuni tweet). Se molti utenti hanno apprezzato l’attività di PayGapApp, lo stesso non si può dire per alcune imprese che hanno invece deciso dibloccare l’account. C’è anche stato, però, chi ha risposto contestualizzando la propria differenza salariale. Come hanno confermato alWashington Post, sia Lawson che Fensome vorrebbero che il governo britannico raccogliesse questo tipo didati anche relativamente all’etnia, all’orientamento sessuale, alla disabilità e all’età, per avere un quadro più completo riguardo il gender pay gap nel Paese. L’Italia,secondo i datiEurostat2020,è al quarto posto tra i Paesi con il gender gap salariale più basso (4,2%).I tassi piùalti,invece, sono stati registrati inLettonia (22,3%), Estonia (21,1%), Austria (18,9%) e Germania (18,3%).Tuttavia, come notaEuropa Today, un basso divario salariale non porta automaticamente all’uguaglianza di genere lavorativa. «In alcuni Stati membri, un divario inferiore può essere collegato a unaminore partecipazione delle donne al mercato del lavoro», fa notare il giornale. Inoltre, sono le donne che nella stragrande maggioranza dei casi devono farsi carico del lavoro domestico, trovandosi cosìcostrette ad accettare un lavoro part-time.Senza considerare poi tutte le discriminazioni che nascono quando si parla digravidanza e maternità. «In più – fa notare ancoraEuropa Today- vi sono posti di lavoro, per esempio nei settori della scienza, della tecnologia e dell’ingegneria, dove la percentuale di uomini impiegati è molto elevata». Ma intanto, Lawson e Fensome hanno già detto di avere deiprogetti per Gender Pay Gap Bot per il 2023.
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