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Le creme sbiancanti che alimentano il “colorismo”

 

In alcune comunità Bipoc (acronimo per Black, Indigenous and People of Color) è abitudine utilizzare prodotti schiarenti (e tossici) per rendere la pelle più “bianca”. Lo scopo è combattereil colorismo. Con questo termine si intendeun pregiudizio razzialediffuso all’interno di un singolo gruppo etnico, secondo il qualele persone con la pelle più chiara godono di benefici, essendo più vicine al canone ideale di “bianchezza”.«Il colorismo è figlio delrazzismoin un mondo che premia la pelle più chiara rispetto a quella più scura», diceva nel 2019 l’attrice Lupita Nyong’o allaBbc. In quello stesso anno la British Skin Foundation realizzò unostudioal riguardo, dal quale emerse che un terzo del campione analizzato utilizzava i prodotti schiarentiper motivi estetici.Alcuni avevano dichiarato di essere stati pressati da amici e familiari, mentre altri diaver continuato a utilizzare le creme anche dopo la comparsa di effetti collaterali. Oggi sui social diversə attivistə cercano disensibilizzarela propria community sul tema. Pian piano il messaggio è arrivato ai media, tanto chelaCnnha deciso di lanciare sul proprio sito la sezione “White lies”, dedicata al racconto del colorismo nel mondo(Africa, Asia ma anche Americhe). Proprio come tantə attivistə social, anche l’emittente statunitense considera lo sbiancamento della pelle unaminaccia, «mascherata come utile soluzione al “problema” della pelle scura». Una minaccia in quantoil continuo uso di prodotti schiarenti può portare a gravi conseguenze. Innanzitutto a livellopsicologico,perpetuando l’idea razziale per cui “più bianco, meglio è” anche all’interno della propria comunità, ma soprattutto a livellofisico, essendoci in queste lozionisostanze tossiche quali idrochinone, mercurio e steroidi.Ed è proprio su questo aspetto che si è concentrata la nuova ricerca di Zero Mercury Working Group(ZMWG). Irisultati del rapporto, condivisi in esclusiva con laCnn, hanno mostrato che diversi prodotti schiarenti contenenti mercurio sonoancora in commercio sulle grandi piattaforme di e-commerce.Come ha riportato l’emittente statunitense, su un totale di 271 prodotti testati dallo ZMWG, il47%conteneva più del livello consentito di mercurio per i cosmetici. Eppure, le creme schiarenti rimangono ancora un prodotto importante nel commercio delle comunità Bipoc. L’attivista neraNogaye Ndiayene ha dato una testimonianza la scorsa estate, quando ha documentato con foto e video i prodotti sbiancanti in vendita inSenegal. «Nuova casa = nuove creme schiarenti» scriveva in una storia Instagram, ancora visibile sul suo profilo (leregoledeldirittoperfetto). «E quando dico in tutte le case, intendo veramente in tutte le case». Alcune donne hanno raccontato ai media la propria esperienza con il colorismo. Nel 2019 Stephanie Yeboah ha scritto sulGuardian:«Ho pregato affinché Dio schiarisse la mia pelle ogni singolo giorno».Un’altra testimonianza è di Promee Tasneem, giovane maestra del Bangladesh, la cui storia è stata stavolta raccontata dallaCnnper “White Lies”. Nel 2020, qualche mese prima del suo matrimonio, Promee decise di schiarirsi la pelle con alcune delle creme citate nel rapporto di ZMWG. Dopo 7 mesi dal primo utilizzo, iniziò ad avere i primi arrossamenti cutanei. «Anche ora, non posso usare alcuna crema e ho dellemacchie rosse dappertutto- ha spiegato allaCnn- Posso solo raccomandare di non usare queste creme. La bellezza temporanea non vale guai per tutta la vita». Quando ci si trova al di fuori di certe questioni è difficile capirle appieno. È quindi fondamentale in questi casi ascoltare le testimonianze disponibili, come il racconto di Stephanie o quello di Promee. Nell’era dei social siamo sicuramente avvantaggiati, essendoci moltissime persone Bipoc cheparlano di colorismo, di come sia nato e di come dovrebbe essere eliminato.Ma a quanto pare sembra più facile a dirsi che a farsi. La pagina InstagramColory.itha ripreso la questione nel suo post “Cose che sono normali…solo se sei bianc*”, esponendo alcuni dei problemi che le persone Bipoc affrontano quotidianamente anche per il colore della propria pelle. Tra queste, trovare cerotti, collant e trucchi del proprio incarnato oppure dermatologə capaci di riconoscere correttamente le malattie della pelle. Cose che potrebbero sembrare una banalità per le persone bianche.

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