Stiamo assistendoal più grande esodo umano dalla fine della Seconda guerra mondiale. Per questo evento, che ha dello straordinario, l’Unione europea ha attuato una direttiva altrettanti straordinaria: i 27 Stati membri hanno deciso, all’unanimità, di fornire assistenza e protezione immediata ai profughi di guerra. Si tratta dellaDirettiva sulla protezione temporanea,approvata nel 2001 dai ministri dell’Interno dell’Unione europea,dopo le guerre in Jugoslavia e Kosovo,che all’epoca contribuirono ad accrescere quel numero esorbitante di profughi e sfollati, circa2.700.000, in fuga dai Balcani. È un documento consultabile sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, quel testo “sullenorme minimeper la concessione della protezione temporanea in caso diafflusso massiccio di sfollatie sulla promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi”.È stato concepito, oltre che per una necessità umanitaria e offrire protezione a chi ne ha bisogno, anche per evitare la saturazione dei sistemi di asilo degli Stati membri. Le persone che stanno scappando dall’Ucraina da quando è iniziata l’invasione russa all’alba del 24 febbraio 2022 sono circa2 milioni,secondo idatiaggiornati dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.La stragrande maggioranza è giunta in Polonia, seguita con un largo distacco da Ungheria, Slovacchia e altri Paesi europei.La direttiva permette ai profughi diaggirare la procedura di asiloe godere di unpercorso rapido e semplificatoper accedere alla protezione dei Paesi Ue:il permesso di soggiorno varrà un anno, ma potrà essere prorogatoper altrettanto tempo se la guerra continua a devastare la terra d’origine. Ma non solo. La direttiva consente anchel’accesso al sistema educativo, al mercato del lavoro, all’assistenza sanitaria, all’alloggio, all’assistenza professionale e all’assistenza sociale. Questononostante l’Ucraina non faccia parte dell’area di Schengen “passport-free”,che garantisce la libera circolazione a oltre 400 milioni di cittadini Ue, più i cittadini non Ue che vivono nei confini dell’Unione europea o che la visitano come turisti, studenti di scambio o per motivi di lavoro.La protezione non riguarderà solo i cittadini ucraini, ma anche i loro parenti, e i residenti di lungo periodo di altre nazionalità che non possono tornare in sicurezza nei paesi d’origine. Per quanto riguarda coloro che, come ilavoratori stagionali o gli studentiche hanno intrapreso uno scambio culturale, ovvero i residenti di breve durata, potranno comunque entrare nel territorio Ue per decidere e programmare il loro ritorno in patria, ma non godranno della protezione temporanea. Come riporta Euronews, per rendere questo processo più fluido e funzionantele compagnie ferroviariedi vari Paesi come Germania, Austria, Francia e Belgio hanno offertobiglietti gratuitiper i profughi ucraini che vogliono raggiungere altri Paesi: la protezione, tra l’altro, non deve per forza essere concessa dal primo Paese raggiunto da chi fugge, ma da qualsiasi altro dell’Ue. Icontrolli alla frontierasono statiallentatiper chi non ha con sé i propri documenti d’identità.La concessione dell’asilo non è automatica,ma chi beneficia del permesso temporaneo può presentare la domanda in qualsiasi momento. Saranno dunque risparmiate le procedure di asilo generalmente imposte ai migranti arrivati via mare in Italia, Grecia o Spagna negli ultimi anni. Il nostro Paese non si è sottratto neanche stavolta all’accoglienza: i numeri delle persone giunte dall’Ucraina sono continuamente aggiornati dalministero dell’Interno, che alle 20 del’8 marzocontava 21.095 profughi, «in prevalenza donne e minori.Le principalidestinazionirimangonoRoma, Milano, Napoli e Bologna». Nel dettaglio, si tratta di 10.553 donne, 8.853 bambini e solo 1.989 uomini. Il Viminale ha invitato i prefetti a predisporre “il reperimento sul territorio, con la necessaria tempestività, degli ulteriori posti in accoglienza”, nel caso si verifichi “l’ipotesi di massicci afflussi o di particolari criticità. […] Dovranno favorireil massimo coinvolgimento degli enti localiacquisendo dai sindaci la disponibilità di strutture e soluzioni alloggiative idonee”. L’idea è diindividuare quegli immobili trasferiti ai Comuni ma non ancora utilizzati, non fatiscenti e dotati dei servizi essenziali,inclusi quelli sottratti alla criminalità organizzata.Molti dei rifugiati, per ora, si stanno appoggiando a parenti, amici e conoscenti in Italia. Nei prossimi giorni il premier Draghi dovrebbe mettere a punto unDpcmche, secondo il quotidiano Avvenire, “disciplineràsia la parte relativa alleprocedure di richiesta del permesso di soggiorno,che quelle relative all’occupazione, all’Asldi assegnazione(e alla vaccinazione anti Covid-19, di cui è priva la gran parte dei profughi) e alle modalitàd’iscrizione a scuole e università”. Questa nuova solidarietà europea è«il cambiamento di un paradigma», ha spiegato la commissaria per gli Affari interni dell’UE Ylva Johansson, piacevolmente sorpresa dalla risposta degli Stati membri. Johansson, raggiunta dall’emittente tedesca Deutsche Welle, ha parlato di undoppio standard riguardo alle politiche migratorie.Il chiaro riferimento è a chi, come Polonia e Ungheria, durante la crisi migratoria del 2015, aveva sigillato i propri confini. E continua a farlo respingendo coloro che arrivano da Siria, Afghanistan e Iraq. Perché l’ospitalità di un popolo non dipende da chi offre rifugio, ma da chi lo chiede?
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