È finalmente in vigore anche in Italia la Direttiva europea Single Use Plastics (Sup), che mette al bando i principali prodotti di plastica monouso per i quali esistono alternative. Addio quindi a posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande, aste dei palloncini, prodotti di plastica oxodegradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso.Così si intende affrontare l’inquinamento da plastica, uno dei più diffusi nelle acque e sulle terre del Pianeta. Uno degli assi del recepimento italiano è l’esclusione dal campo di applicazione della Sup dei prodotti in bioplastica biodegradabile e compostabile, dove non è possibile ricorrere ad alternative riutilizzabili.Qui si concentrano le maggiori distanze tra l’Italia e l’Europa, che invece include nella direttiva anche il monouso in bioplastica.Una eccezione che credo il governo abbia fatto bene a prevedere, perché nasce da quelle che sono a tutti gli effetti eccellenze made in Italy. La differente impostazione deriva, infatti, da un nostro primato tecnologico e normativo:siamo il Paese più avanzato nella raccolta differenziata della frazione organica, che è la destinazione finale delle bioplastiche biodegradabili e compostabili che vengono recuperate, a esempio sotto forma di compost, secondo i principi dell’economia circolare. E siamo anche il Paese che ha inventato e investito sulle bioplastiche come alternativa sostenibile alla plastica e che possiede il brevetto per realizzare bottiglie in Pet al 100% riciclato. Il nostro recepimento, quindi, è un modo per riconoscere le specificità del nostro modello nazionale. Non solo. Siamo stati i primi anche a mettere al bando gli shoppere i cotton-fioc in plastica come le microplastiche nei cosmetici. Misure riprese dalla direttiva e che ci hanno permesso di ridurre i sacchetti per l’asporto merci di circa il 60% tra il 2010 e il 2020, di dare slancioall’industria delle bioplastiche, una filiera da alto tasso di innovazione e sostenibilità che impiega 2.780 addetti. Il nostro divieto sugli shopper ha sorpreso l’Europa, ma alla fine è stato riconosciuto valido. Anche in questo caso noisiamo più avantie come già accaduto per gli shopperl’Ue farebbe bene a seguirci. L’ammonimento del Commissario europeo al Mercato interno Breton sulla Sup che «non prevede alcuna eccezione per la plastica biodegradabile» deve spronarci aproseguire il confronto per spingere l’Ue ad aprire sulle nostre posizioni.Tanto più che è previsto si continuino a rivedere le linee guida in funzione delle nuove soluzioni tecnologiche. Dove faremmo benea correggereil nostro recepimento per evitare una possibile procedura di infrazione èsull’eccezione per i prodotti in carta e cellulosa ricoperti da un film plastico. In questo percorso di riduzione dell’usa e getta, che purtroppo ha avuto un forte impulso nella pandemia, va applicato con rigore il recepimento della direttiva. Legambiente, a esempio, denuncia comenelle ultime settimane siano comparsi prodotti in plastica “riutilizzabili” per un numero limitato di volte, quanto basta ad aggirare il bando.Ma è importante anche sensibilizzare i cittadini su corretti comportamenti e stili di vita sostenibili e promuovere una conversione industriale amica dell’ambiente. L’errore più grande della politica in questa vicenda è stato proprioaver lasciato indietro, da sole, le aziende della plastica tradizionale. Per incentivare le produzioni tecnologicamente più avanzate e sostenibili avevo presentato un emendamento al decreto Sostegni bis che prevedeva finanziamenti specifici per la conversione del settore dei trasformatori di materie plastiche verso l’utilizzo di plastica biodegradabile e compostabile e o di plastica proveniente dalla filiera del riciclo. Una proposta che purtroppo non è passata. Dimostrando unamiopiache, questa sì, deve seriamente preoccupare le nostre imprese e i cittadini.
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