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Cozze che fanno l’autostop e pesci che guidano le auto? Strano ma vero

 

Lo ha scoperto uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana Pnas – Proceedings of the National Academy of Sciences: il traffico navale porta con sé come ospite imprevisto e indesiderato delle specie invasive per il continente antartico, ovvero la regione isolata e (ormai non più…) incontaminata situata nell’emisfero australe della Terra. Specie invasive che prima dell’arrivo dell’uomo su queste terre rimaste isolate per 15-30 milioni di anni, non si erano mai viste. Queste piccole ma “ingombranti” creature marine sono in grado di aggrapparsi agli scafi delle navi con chele e zampette minuscole: si tratta di cozze, granchi, molluschi e alghe che si attaccano con la tecnica chiamata biofouling (in italiano bioincrostazione, ndr). In particolare i frutti di mare dalla conchiglia nera, quelli che siamo abituati a gratinare al forno, sono i più pericolosi: possono infatti sopravvivere bene alle temperature delle acque polari e diffondersi molto facilmente. Le cozze tra l’altro per nutrirsi assorbono e filtrano l’acqua marina: questo altera la catena alimentare marina e anche la composizione chimica dell’acqua che li circonda. I ricercatori del British Antarctic Survey e dell’Università di Cambridge Arlie McCarthy, Lloyd Peck e David Aldridge hanno calcolato che le navi che attraversano le barriere naturali dell’Antartide provengono da 1500 porti in tutto il mondo, situati in particolare nell’Atlantico meridionale e in Europa. Le navi turistiche rappresentano il 67% di quelle che giungono in Antartide, seguite dai viaggi di ricerca (21%) e dalla pesca (7%). Per evitare il rischio di danneggiare l’ecosistema, bisognerebbe proteggere le acque antartiche con misure molto più rigorose. Come a esempio l’ispezione più minuziosa degli scafi delle navi all’ingresso del territorio antartico e una loro pulizia molto più frequente. Dall’altra parte del mondo, intanto, c’è invece chi insegna ai pesci rossi a guidare, rendendoli autonomi e non più dipendenti da un mezzo di trasporto umano (a differenza delle cozze…): i ricercatori israeliani hanno infatti addestrato il più comune dei pesci da compagnia, il pesce rosso, a usare un veicolo. Non è uno scherzo: diversi modelli di Fish Operated Vehicles (Veicoli azionati da pesci, ndr) sono stati collocati dentro un’arena con l’obiettivo di guidare verso un bersaglio. Al traguardo, hanno ricevuto un po’ di cibo come ricompensa. Come hanno fatto? Orientandosi con l’ausilio di un radar ottico chiamato lidar (utilizzato anche da molti robot-aspirapolvere presenti nelle nostre case), che utilizza un fascio laser che individua gli oggetti e la posizione del pesce nella vasca. Seguendo la luce, l’animale rosso nuota evitando i vicoli ciechi e i muri. Questo studio dimostra che un pesce ha la capacità cognitiva di navigare al di fuori del suo ambiente naturale. Ma non sempre, come dimostra l’Antartide, questo è positivo per l’ecosistema.

Redazione

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