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Il Kazakistan si ferma e protesta contro l’aumento del prezzo del gas. Bloccato Internet in tutto il Paese

 

Stato di emergenza da oggi fino al 19 gennaio e coprifuoco, questa volta per far fronte alle proteste contro l’aumento dei prezzi del gas. Sono ore di tensione in Kazakistan dove tra ieri sera e questa mattina sono state arrestate 200 persone per violenze, feriti un centinaio di agenti delle forze dell’ordine intervenute per le strade di Almaty. “Ora la situazione nella città è sotto il controllo delle autorità – ha dichiarato il sindaco dell’ex capitale kazaka, Bakytzhan Sagintayev, dopo gli incidenti tra forze di sicurezza e manifestanti – Le forze dell’ordine stanno adottando le misure necessarie per stabilizzare la situazione, preservare la sicurezza, la pace e la calma”. Tutt’altro che tranquilla la situazione – assaltata anche la sede del Comune – che ha spinto il presidente del Paese, Kassym Jomart Tokayev, a sciogliere oggi il governo proprio in risposta alle violente proteste scoppiate domenica dopo l’aumento dei prezzi del gas naturale liquefatto, promettendo una risposta “dura„ ai disordini in corso nel Paese. Un comunicato stampa ha ufficializzato questa mattina l’accettazione da parte di Tokayev delle dimissioni del gabinetto guidato dal primo ministro Askar Mamin, il vice primo ministro Alikhan Smailov assumerà il ruolo di premier a interim fino alla formazione del nuovo governo. Nel frattempo, come riporta la piattaforma di monitoraggio internet NetBlocks, già da ieri sera ci sono stati significativi rallentamenti e “parziali restrizioni„ alla Rete fino al blocco totale di oggi pomeriggio. Con il “blackout„ di internet, il governo limiterà la copertura delle proteste ampiamente condivisa sui social media. Il motivo che ha fatto scoppiare la rivolta è da attribuire a un aumento dei prezzi del GPL a Mangystau, la regione petrolifera ricca di idrocarburi, schizzato all’inizio dell’anno a 120 tenge al litro (0,28 dollari). Con un tweet del Presidente, il governo avrebbe suggerito di abbassare i prezzi a 50 tenge al litro (11 centesimi), una proposta che non ha comunque fermato i manifestanti nella città di Zhanaozen, a ovest del Kazakistan, e nella capitale di Mangystau, Aktau. In quest’ultima le proteste sono state più violente, con la polizia che ha sparato gas lacrimogeni e granate per disperdere la folla. L’ex Repubblica Sovietica dell’Asia Centrale, in particolare la Regione di Mangystau, dipende dal GPL come principale carburante, e un aumento dei prezzi avrebbe conseguenze anche su quelli del cibo, già saliti notevolmente dall’inizio della pandemia. Dopo l’escalation delle ultime ore, il presidente Tokayev si è impegnato a presentare un nuovo pacchetto di misure per contrastare il forte rincaro.

Redazione

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