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Dietro le uscite omofobe di Putin

 

Quando Vladimir Vladimirovic Putin apre bocca non lo fa mai per caso: fosse per parlare di Ucraina, della pandemia o dei diritti omosessuali. E infatti, non ha perso occasione neanche durante l’annuale (e lunga) conferenza stampa con i giornalisti, occasione per criticare, tra le altre cose, “l’oscurantismo” transgender: “Ho un approccio tradizionale: una donna è una donna, un uomo è un uomo”, ha detto il presidente della Federazione Russa. La risposta si colloca in un contesto ben più ampio: a fare la domanda è una giornalista della TV statale RT, Russia Today, che chiede al presidente la sua opinione sui “problemi della società occidentale” e di commentare il punto di vista della scrittrice J.K. Rowling sulle questioni di genere, punto di vista considerato da molte persone transfobico. “Se qualcuno pensa che donne e uomini sono la stessa cosa, allora può essere comunque mio ospite. Ma esiste il buon senso: mi attengo all’approccio tradizionale secondo cui una donna è una donna, un uomo è un uomo, una mamma è una mamma e un papà è un papà”: queste le parole di Putin. Fin qui tutto nel suo solito stile, se non fosse che il Presidente russo continua dicendo che “bisogna cercare degli antidoti che siano efficaci”, riferendosi sempre alla questione di genere nel Paese. Allarga poi il discorso allo sport, affermando che “…se un uomo si dichiara donna e decide di gareggiare nel sollevamento pesi o in qualche altro sport, gli sport femminili cesserebbero del tutto di avere senso”. Non è una novità che Putin continui a ritenere “illegale” una relazione tra due persone dello stesso sesso. Da quando è diventato leader della Russia, Putin ha coltivato un’immagine di sé da vero e proprio “macho”, posando a torso nudo in diverse occasioni e sostenendo posizioni conservatrici sui diritti LGBTQ+. Nel 2013 la Russia ha approvato la cosiddetta legge sulla “propaganda gay”, secondo la quale è illegale mettere a confronto e sullo stesso piano una relazione gay e una eterosessuale così come condividere materiale sui diritti dei gay con un minore. Al di là delle opinioni e posizioni in sé, il sospetto è che a Putin interessi più che altro tracciare una linea sempre più marcata tra le tradizioni più conservatrici della cultura slava e quelle invece cosiddette “occidentali”. Durante una conferenza tenutasi a ottobre Putin ha definito “crimine contro l’umanità” il fatto che ai bambini in Occidente venga “insegnato che un maschio può diventare una femmina e viceversa”. L’Occidente non va insomma visto in nessun modo come un esempio desiderabile, cosa che deve invece risultare la visione più tradizionalista – e reazionaria – della società russa. Le questioni linguistiche sono un cardine di questa strategia: basti ricordare come nel referendum costituzionale svoltosi in Russia nel 202, sia stata inserita la specificazione secondo cui la parola “matrimonio” debba essere intesa unicamente come “’unione tra un uomo e una donna”. Un certo tipo di approccio è però di lunga data, nella lingua parlata da quelle parti. a esempio anche solo analizzando semplicemente l’aggettivo “sposata” trasposto in lingua russa, saltano fuori delle realtà di fatto piuttosto significative, e sottovalutate o date per scontate in tutto questo tempo: “zamuzhem”, così si scrive, letteralmente sta a significare “donna che sta dietro a un uomo” (lì dove “za” sta per “dietro a” e “muzhem” a “uomo”). Un modo di vedere le cose che in Occidente è sempre più criticato e considerato superato, ma che nella cultura russa continua invece a risultare invece completamente, serenamente attuale, per larga parte della popolazione. Tutto questo accade anche in modo inconscio e strisciante, come dimostrato qui etimologie alla mano.

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