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Sono passati quindici anni dalla morte di Piergiorgio Welby

 

Sono passati 15 anni dalla morte del poeta, scrittore e giornalista Piergiorgio Welby: colpito da una forma di distrofia muscolare a soli 16 anni, il 20 dicembre del 2006 decise di lottare per il diritto di scegliere per la propria vita facendo spegnere, in una fredda serata invernale, la macchina che gli permetteva di respirare. Un anniversario che fa molto rumore, nell’anno in cui si è parlato più che mai di eutanasia legale e suicidio assistito. Nel 2002, Piergiorgio apriva un forum online sull’eutanasia e un blog per condividere la propria esperienza. 4 anni dopo si rivolgeva direttamente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella speranza che l’allora Capo di Stato gli riconoscesse il diritto a sospendere le cure. All’epoca Welby era politicamente impegnato con i Radicali Italiani, oltre a essere co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Da quel momento partì un intenso confronto politico che interessò profondamente anche l’opinione pubblica, soprattutto grazie al forte attivismo della moglie Mina Welby e dei radicali Marco Pannella, Marco Cappato e Rita Bernardini, anche loro parte dell’associazione Luca Coscioni. il 16 dicembre del 2006 Welby prese la decisione di mettere fine volontariamente alla propria vita, costi quel che costi, nonostante l’ennesimo diniego dei giudici. E 4 giorni dopo venne sedato, con l’aiuto dell’anestesista Mario Riccio, e gli venne staccata la spina. L’anniversario arriva pochi giorni dopo l’avvio delle discussioni in Parlamento sulla bozza di legge sul suicidio assistito e a pochi mesi dalla raccolta di 1.240.000 firme per un referendum sull’eutanasia che probabilmente si terrà nella primavera del 2022. Come riporta il Comitato Promotore del Referendum sull’eutanasia legale, “Il deposito del referendum è arrivato a 15 anni dalla lettera di Piergiorgio Welby al Presidente Giorgio Napolitano, a 8 anni dal deposito della legge di iniziativa popolare, a 3 anni dal primo invito della Corte costituzionale al Parlamento per una legge sul suicidio assistito”. In quella lettera, Welby scrisse: “Morire mi fa orrore, ma purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita. È solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche”. Quanto ancora durerà questo accanimento?

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