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Cile: Boric, i perché di una vittoria sorprendente

 

Una vera sorpresa: magari non tanto nell’esito finale, di sicuro nelle proporzioni. Il giovanissimo (appena 35enne) Gabriel Boric, origini croate, in origine leader delle proteste studentesche nate un decennio fa ed espressione dell’area politica esplicitamente radicale di sinistra, ha trionfato nel ballottaggio contro il candidato di destra José Antonio Kant. Quest’ultimo partiva in vantaggio di due punti percentuali dopo il voto al primo turno (28% contro 26%), ma nel voto finale si è ritrovato sotto di addirittura 10 punti percentuali. L’attesa di tutti era invece per un testa a testa fra i due candidati. Cosa è successo? Di sicuro, Boric è arrivato a questo risultato senza mai rinunciare – nelle intenzioni e nelle dichiarazioni – a una sostanziale radicalità di programma. Anzi: la forte impronta ambientalista del suo progetto politico e dell’intera campagna elettorale gli ha guadagnati favori inaspettati anche nelle aree più rurali del Cile, solitamente poco inclini a schierarsi con candidati dalle posizioni estreme. Una delle bandiere della sua corsa presidenziale è stata a esempio l’opposizione allo sviluppo della miniera Dominga, con lavori di estrazione a cielo aperto previsti a poche decine di chilometri di alcune delle aree più importanti al mondo per biodiversità (l’arcipelago Humboldt), nonché la grande attenzione verso le cosiddette “Zonas de Sacrificios”, come a esempio Puchuncavi nel Valparaiso centrale, per anni appunto “sacrificate” al progresso in nome dello sviluppo economico, con pochissima tutela ambientale. Lì sono arrivati voti decisivi. Segnali importanti. Esattamente come è importante che Boric non si sia fatto problemi a sottolineare come il “suo” Cile porrà molta più attenzione ai diritti delle donne, della comunità LGBT e di tutte le persone non-binarie, oltre alla promessa di usare di più la leva della spesa pubblica per combattere ridurre il divario tra poveri e ricchi del Paese. Con un programma di sinistra senza mediazioni, Boric diventa il Presidente più giovane di sempre nella storia del Cile (ed il secondo “millennial” ad arrivare a una carica così importante in America Latina dopo Nayib Bukele a El Salvador).

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