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La (finta) guida per studiare arabo senza avere tempo

 

C’è ben iscritta nell’immaginario collettivo un’idea di difficoltà nell’imparare una lingua semitica millenaria parlata da più di 300 milioni di persone nel mondo. Una domanda che potrebbe nascere spontanea è: è davvero possibile – e se sì, come – studiare l’arabo senza avere troppo tempo a disposizione? No: non vogliamo tirare fuori una di quelle classiche guide da nerd piene di trucchetti per padroneggiare, senza apparente sforzo, il maggior numero possibile di lingue straniere. Quello che ci interessa è, invece, incentivare (o disincentivare, in caso) lo studio di una delle lingue più affascinanti e al tempo stesso più difficili che esistano, facendolo in modo corretto. È bene infatti essere messi in guardia sulla “montagna” iniziale da scalare anche solo per affrontare una semplice conversazione. Partiamo prima di tutto da un fattore che spesso viene ignorato, o comunque sottovalutato: gli arabi non parlano tutti la stessa lingua. Esiste, infatti, una differenza tra l’arabo “letterario”, quello ufficiale e usato nelle preghiere, nei comizi e sui media, e l’arabo parlato, “di strada”. Questo senza contare che in arabo esistono diversi dialetti: alcuni di questi sono incomprensibili l’uno con l’altro. Quello che comunque è il “primo scoglio” che più spaventa noi occidentali, ovvero l’alfabeto, è in ogni caso fortunatamente uno solo. Deriva dalla versione nabatea di quello aramaico, che a sua volta discende dal fenicio: un percorso che è stato possibile fissare usando come riferimento il 512 a.C., anno in cui è comparso il primo testo a caratteri arabi. Le lettere, chiamate fonemi, sono 28. A queste si devono aggiungere 3 vocali, che però sono dei segni – graficamente simili ai nostri accenti – assolutamente cruciali per la vocalizzazione e la lettura. L’unico libro effettivamente “vocalizzato” è però il Corano. In qualsiasi altra forma di arabo scritto (dall’articolo di giornale al post su Instagram, passando per il biglietto di auguri) le vocali non vengono utilizzate, ma sono in qualche modo nella “memoria” di chi legge. Se già questo è uno scoglio complicato, il gioco si fa ancora più duro tornando ai fonemi: ciascuno di essi può essere infatti scritto in 4 modi diversi a seconda della sua posizione nella parola (se messo cioè all’inizio, nel mezzo o alla fine). Ogni volta le caratteristiche grafiche dello stesso fonema cambiano. Risultato? In media, ci vogliono almeno 6 mesi per imparare a leggere l’arabo (ricordate: sempre da destra verso sinistra!) in modo scorrevole. E per sostenere una conversazione? Mettete in conto almeno 2 anni, a seconda anche dell’impegno, del talento, della motivazione; e della capacità di superare i mille momenti in cui vi chiederete “…ma chi me l’ha fatto fare”. Buona giornata mondiale della lingua araba anche a voi!

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