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Più regole online per tutelare i bambini

 

L’Europa è pronta a vietare gli annunci online rivolti ai bambini, intensificando azioni e controlli più severi nei confronti delle Big Tech e delle loro politiche di targetizzazione delle inserzioni pubblicitarie. Un passo importante, proposto dai legislatori europei in una bozza del regolamento UE sulla moderazione dei contenuti digitali, il cosiddetto Digital Services Act. Regolamento che la commissione per il mercato interno del Parlamento Europeo ha approvato con una larga maggioranza di voti, ora però si tratterà di passare al vaglio del Parlamento stesso, con relative discussioni e possibilità di modifiche. Lo scopo è quello di creare delle regole comuni a livello europeo applicabili alle azioni delle piattaforme online. e uno degli obiettivi specifici del DSA è proprio impedire ad aziende come Facebook, Google e TikTok di lasciare carta bianca a compagnie terze nell’indirizzare ai minori pubblicità e contenuti che spesso sono oggettivamente inadatti. In generale, le istituzioni europee si stanno ponendo con sempre più forza il problema di evitare che contenuti pericolosi o disturbanti – a esempio la pornografia – possano circolare presso i minori. “Vogliamo proteggere i bambini”, ha dichiarato a Politico Christel Schaldemose, il legislatore socialdemocratico danese responsabile del fascicolo. Un approccio del genere solleva ovviamente il problema della privacy e del controllo sulla rete. Schaldemose ne è consapevole, sottolineando come la legge debba ancora essere perfezionata affinché l’identificazione dei minori non comprometta i diritti basilari alla privacy, ma intanto ha già commentato causticamente: “Le grandi piattaforme digitali oggi hanno già tutti i mezzi e le conoscenze per sapere chi sono davvero i loro utenti”. Gli snodi principali del disegno di legge sono reprimere i contenuti illegali, regolamentare la pubblicità online e imporre misure di trasparenza sugli algoritmi delle piattaforme. Il testo sarà votato durante la riunione plenaria del Parlamento Europeo, probabilmente nel mese di gennaio. Si dovrà poi attendere un negoziato incrociato tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue. Se tutto filasse in tempi ragionevolmente rapidi senza intoppi od ostruzionismi particolari, le regole potrebbero entrare in vigore già nel 2023. L’argomento è stato affrontato anche in un interessante volume di recente uscita, “La privacy spiegata semplice ai più giovani (e ai loro genitori)”, edito da Mondadori Università. Gli autori sono Michela Massimi, da quasi vent’anni membro dell’Autorità Garante per la Sicurezza dei Dati Personali, e l’avvocato Guido Scorza. Sottolinea quest’ultimo: “Con gli strumenti digitali abbiamo tante sfide e opportunità ma anche tanti rischi e tante domande, sia di tipo legale che politico”. In attesa che l’Unione Europea agisca a livello comunitario per tutelare gli utenti più giovani, che spesso fisiologicamente non sono a conoscenza dei rischi e pericoli della rete, quello che può fare intanto la differenza è una educazione alla privacy e una consapevolezza alla navigazione online molto più approfondite, sia per i genitori che per i figli. Non dimentichiamolo: le famiglie ricoprono un ruolo fondamentale prima ancora delle istituzioni. I minori devono vedersi garantita la possibilità di navigare in rete, senza però rimanerne incastrati.

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