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Giornata nazionale dello Spazio: anche gli astronauti inquinano

 

Con il lancio del satellite San Marco 1, il 15 dicembre del 1964, l’Italia diventava uno tra i primi Stati al mondo con capacità scientifica e tecnologica per mettere in orbita un satellite. Per ricordare l’evento oggi si celebra la prima Giornata Nazionale dello Spazio. Da quel giorno e da quando il satellite artificiale Sputnik 1 veniva lanciato in orbita intorno alla Terra nel ‘57, abbiamo cercato di abitare sempre più lo Spazio. Gli oltre 4.000 lanci effettuati in questi decenni hanno però prodotto anche detriti che fluttuano sulle nostre teste. La spazzatura spaziale viene monitorata come quella terrestre. Gli esperti stimano ce ne siano 8 tonnellate nello Spazio, più di 27.000 pezzi di detriti orbitali liberi di inquinare, oggi monitorati dai sensori della rete di sorveglianza spaziale globale del Dipartimento della Difesa della NASA. Per avere un’idea della differenza tra Terra e Spazio, secondo i dati Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, nel 2019 i rifiuti urbani prodotti in Italia sono stati circa 30 milioni di tonnellate. “Gli ‘Space debris’ sono proliferati nel corso degli anni perché non c’è mai stata – fino a poco tempo fa – nessuna politica di limitazione della loro produzione” – spiega Andrea Vena, Chief Climate and Sustainability Officer dell’ESA – “da qualche anno, seppur in mancanza di una regolamentazione unica, le Space Agencies, tra cui l’ESA, promuovono una politica di limitazione dei detriti spaziali, delle iniziative per la loro rimozione e mitigazione. Si sta combattendo a 360 gradi per fare in modo che questi detriti non vengano generati”. Con l’aumento dei voli spaziali, quindi, potrebbe aumentare la spazzatura: satelliti in orbita in disuso, sonde, pannelli solari, razzi, frammenti, parti di navicelle, o semplici scaglie di vernice. Alcuni si trovano in orbita bassa, vicini alla Terra, e riescono ad attraversare entro breve tempo, l’atmosfera terrestre. Altri, invece, sono troppo lontani per rientrare e rimangono in orbita per moltissimi anni.

Redazione

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