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Parlamento: la Corte americana dà, la Corte italiana toglie

 

Accade che,una mattina di maggio nell’anno2022,ti svegli nello Stato che annovera tra le cose più suggestive e belle una mastodontica statua che porta il nome Statua della Libertà e ti accorgi che la Suprema Corte degli Stati Uniti sta lentamente riportandoci,per noi donne, all’anno1886. È di pochi giorni fa notizia che la Suprema Corte degli Stati Uniti ha intenzione di mettere in discussione il diritto per una una donna di abortire. Negli Stati Uniti d’America è sempre stato un tema divisivo quello del diritto all’aborto con la bilancia che pende sempre verso l’abolizione e non verso il suo riconoscimento. Con questo ultimo provvedimentola Corte Suprema tende a ribaltare la storica sentenzaRoe v Wadeche prende il suo nome daJane Roe, lo pseudonimo dato alla donna texana che nel 1969 voleva interrompere la gravidanza del suo terzo figlio, sfidando la legge dello Stato che vietava l’aborto, tranne nei casi in cui fosse in pericolo la vita della madre. La Corte decise a larga maggioranza in favore della donna stabilendo che, sebbene la Costituzione non affronti direttamente la questione del diritto all’aborto, questoviene tutelato dal diritto alla privacy, in particolare conil nono e 14esimo emendamento,e che negare l’accesso all’aborto provoca dei danni che comprendono la minaccia alla salute fisica e mentale delle donne, costi finanziari e stigma sociale, affermando «Quindi noi concludiamo che il diritto alla privacy personale comprende la decisione di abortire», sostenendo di fatto che questo diritto deve «prevalere sugli interessi regolatori degli Stati». Gli attuali giudici della Corte Suprema vogliono ribaltare questa sentenza affermando che “è arrivato il momento di tornare alla Costituzione e restituire la questione dell’aborto ai rappresentati del popolo”.Saranno i singoli Stati a decidere sul da farsi. Confidiamo nel ravvedimento dei giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti e salutiamo la decisione storicadella sentenza della Corte Costituzionaleche ha stabilito che i genitori potranno deciderese dare ai figlisoltanto il cognome del padre, soltanto quello della madre, oppure entrambi i cognomi.In assenza di un accordo per i bambini che nasceranno sarà possibile avere i cognomi di entrambi i genitori. E mentre aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza per capirne tutte le applicazioni notiamo unacoincidenza: una vera e propria apertura della Corte su alcuni temi chespero si estenda anche ad altri dirittilegati strettamente a decisioni che riguardano la sfera personale di ognuno di noi. L’Italia, Paese considerato troppo spesso retrogrado e conformista, si conferma inveceuno stato liberale e all’avanguardiasu alcuni temi. E arriva prima -bagnando il naso- al Parlamento. A caldo, vien da pensare: teniamoci stretti ilDuomodi Milano e ilColosseo,e lasciamo loro la Statua della libertà.

Redazione

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