Categories: Diritti

Il Parlamento si stacca dal Paese reale: la legge Zan non passa

 

Il ddl Zan è stato bocciato. Fino al 2023 non ci sarà più alcuna possibilità di presentare un nuovo disegno di legge sull’omotransfobia. Serviranno, infatti, almeno sei mesi prima di assegnare alle commissioni competenti dei disegni di legge che riproducano sostanzialmente il contenuto di ddl già respinti in precedenza. Con 154 senatori a favore, 131 contrari e 2 astenuti, l’Aula ha detto sì alla “tagliola” proposta da Lega e Fratelli d’Italia, rigorosamente con voto segreto. Un tentativo di ostruzionismo da parte dei partiti di centrodestra andato a segno. L’iter del testo si blocca, dunque, definitivamente con uno stop di almeno sei mesi prima che si possa presentare un’altra proposta sull’argomento. Attraverso il procedimento parlamentare del “non passaggio all’esame degli articoli”, diciamo addio a una legge contro i crimini d’odio per omotransfobia, misoginia e abilismo. “Chi per mesi, dopo l’approvazione della Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato – ha dichiarato il deputato Alessandro Zan, padre del disegno di legge – è stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”. Il PD accusa i senatori di Italia Viva, il partito guidato da Matteo Renzi, di aver votato contro il ddl Zan. Una mossa resa possibile dallo scrutinio segreto, accettato dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Si tratta di una possibilità prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato, che favorisce i cosiddetti “franchi tiratori”, che approfittando del voto segreto votando contro le indicazioni del proprio partito. Italia Viva e Forza Italia si scagliano contro il Pd per aver insistito su un testo che aveva già dimostrato di non avere i voti in Senato a luglio, rifiutando di ricorrere a compromessi. Nei giorni scorsi è mancata la mediazione tra i partiti sui nodi cruciali del disegno di legge, anche se il Pd aveva accettato di modificare il disegno di legge. I tempi però erano stretti, quindi si è risolto tutto in un nulla di fatto. In particolare, le modifiche avrebbero dovuto toccare l’articolo 1, che riguarda la definizione di “identità di genere”, l’articolo 4 sul pluralismo delle idee e l’articolo 7 per l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omotransfobia. A quasi un anno dal 4 novembre 2020, quando il ddl venne approvato alla Camera e inviato al Senato, l’Italia rimane priva di una legge contro le discriminazioni e le violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo. La maggioranza è ora concentrata sulla Legge di Bilancio e già si inizia a parlare dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, prevista per febbraio. Il ddl Zan non è stata la priorità di nessuno. E ora bisognerà ricominciare tutto da capo.

Redazione

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