Categories: Diritti

L’amorale della favola: dubitare. Anche della sinistra

 

Il primo l’ho incontrato per la prima volta a Villa Pamphili nel 2020, durante gli Stati Generali del Governo Conte. No, non era all’interno del Palazzo, era fuori: si era incatenato promettendo losciopero della fame “finché il Governo non si accorgerà degli invisibili e degli esclusi”. Poi non si sa che lo sciopero lo abbia terminato e come, ma intanto ha diffuso con grande solerzia sue foto e video alle agenzie che aveva chiamato per l’occasione. Mediatica, come tutte quelle di Soumahoro. Che se non c’è chi lo fotografa, non va da nessuna parte. Il secondo, invece, l’ho incrociato a Milano tra il 2008 e il 2010 in occasione della realizzazione del cortometraggio“Ma perché non ho fatto l’idraulico”. Anche se non presente durante la presentazione del lavoro sul tema del “precariato intellettuale”, si sentiva la sua ombra.Panzeri era uno che – al contrario di Aboubakar – non cercava foto, ma muoveva tanto nella “capitale morale”.Una volta a Bruxelles, a suo modo, si è occupato di diritti umani con un’associazione dalnomeche si presta a diverse interpretazioni, per chi non conosce l’inglese.Flight Impunity. Due persone così diverse che si occupano di sindacati e di diritti umani.Due persone così vicine agli “ultimi”che nell’arco di due settimane ci aprono gli occhi rispetto ai tanti facili proclami, alla loro “vocazione” per gli ultimi. “Serve una sinistra vera, con i piedi nel fango” affermava un Soumahorocon gli stivali, appena entrato in Parlamento. Ovvero, appena raggiunto il suo obiettivo principe: essere eletto, entrare nell’empireo dei garantiti (almeno, per una legislatura). E poi, la storia delle cooperative della moglie Liliane Murekatete che ha fatto il giro del mondo. A prescindere dalle malversazioni, le condizioni oggettive infime con cui sono stati trattati “gli ultimi” sono inaccettabili a maggior ragione dal parlamentare di Sinistra Italiana.La sua famiglia ha lucrato proprio su quelli che Soumahoro affermava di rappresentare il Parlamento: quelli nel fango.Per quanto mi riguarda, una storia politica finita. “Cosa può fare attivamente la politica per affrontare il tema del precariato” di domandava già nel 2003 Antonio Panzerinel suo libro “Il lavoratore fuori garanzia” con tanto di prefazione di Sergio Cofferati. Il libro era dedicato a cinque storie di precariato, e si domandava circa le scelte di lavoratori che – volenti o nolenti – non desideravano appartenere a un’azienda, ma cercavano una loro realizzazione “intorno” alle aziende. Oppure, che avrebbero desiderato essere assunti, ma non erano stati “integrati” nei contratti tradizionali. Panzeri, leggiamo oggi, coinvolto insieme a famigliari e colleghi in un “affaire” internazionale che avrebbe l’obiettivo di mascherare la violazione dei diritti umani in Qatar. Ovvero, secondo l’indagine tutta belga,avrebbe fatto esattamente il contrario di quanto professato e promosso dalla sua associazione. Non solo, ci avrebbe lucrato. Sono stati trovati 600.000 mila euro in contanti in un suo appartamento. Forse aspettava la legge prossima sui contanti per “restituirli” a qualche amico o amica che glieli ha prestati? Fatto sta, il centro delle due questioni sono i diritti. Chi se ne occupa dovrebbe avere la più specchiata biografia della storia. Ma si sa, non tutti sono Don Gnocchi. Tuttavia,leggere le biografie e studiare le persone,ascoltare i consigli di chi ha visto cosa accadeva prima di puntare un “gettone” (vedi Fratoianni con Soumahoro) farebbe tanto bene. Tuttavia,storcere il naso di fronte ad affermazioni come«Il Qatar è all’avanguardia nei diritti dei lavoratori.Ci hanno aiutato, sono negoziatori di pace» farebbe tanto bene. L’ha detta da Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento europeo e inquisita insieme a Panzeri ad Andrea Giorgio, Niccolò Figà-Talamanca e Luca Visentini. Oltre a Panzeri, e alla famiglia di Panzeri.

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