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Diritti umani: l’azienda tedesca “Basf lasci lo Xinjiang per abusi contro gli uiguri”

 

Il gigante chimico tedescoBasfè stato esortato alasciare lo Xinjiangperché “sembra essere implicato in abusi grossolani” nei confronti degliuiguri, la popolazione di origini turche a maggioranza mussulmana che abita la regione nel nord-ovest della Cina. A sostenerlo è un gruppo di34 politici cheha scritto una lettera al presidente dell’azienda, Martin Brudermüller, dopo che i media tedeschiDer SpiegeleZdfhanno pubblicato un’indagine congiunta la scorsa settimana. Lalettera, che si può recuperare sul profilo X dell’Inter-Parliamentary Alliance on China(Ipac),un gruppo di legislatori che concentra il proprio lavoro sulla Cina, è stata firmata da eurodeputati e deputati provenienti da Regno Unito, Canada, Irlanda, Germania, Svizzera, Paesi Bassi e molti altri (esclusa l’Italia). Dalla sua pubblicazione, il 6 febbraio, 27 membri del Parlamento europeo hanno aggiunto la propria firma al documento “per lamentare la presunta complicità dell’azienda nelle atrocità dello Xinjiang”. Dal 2016, come spiegaBasfsul proprio sito, la multinazionale tedesca della chimica presente anche in Italia con 12 sedigestisce 2 joint venture di produzione nello Xinjiangin cui realizza due prodotti chimici (butandiolo eThf- politetraidrofurano) in impianti tecnicamente avanzati. La prima è una sostanza chimica che viene utilizzata nella plastica e nell’abbigliamento sportivo, l’altro è un materiale utilizzato per realizzare fibre elastiche di spandex. In totale, le 2 sedi di Korla, la Capitale della dell’enorme prefettura di Bayin’gholin Mongol, hanno circa 120 dipendenti. Secondo quanto emerso dalle inchieste dei media tedeschi,nel 2018 e nel 2019 le persone impiegate dalla società partner cinese di Basf,Xinjiang Markor Chemical Industry, avrebbero preso parte a un’iniziativa governativa chiamatafanghuiju: insieme a funzionari statali cinesi, avrebbero fatto una serie di visite a domicilio agli uiguri, che secondo i gruppi per i diritti umani sarebbe servite a spiare le famiglie uigure e indottrinarle. La campagnafanghuijuprevede che i funzionari di agenzie governative, imprese statali e istituzioni pubbliche dello Xinjiang, spiegaDer Spiegel, visitino gli 11 milioni di uiguri e le altre minoranze turco-musulmane, uiguri che abitano la regioneper raccogliere informazioni e monitorare il loro comportamento. Nel 2018Human Rights Watchaveva descrittoqueste visite imposte come delle occasioni in cui “le famiglie sono tenute a fornire ai funzionari informazioni sulla loro vita e sulle loro opinioni politiche e sono sottoposte a indottrinamento politico”. Questo programma, secondo la Ong, violerebbe “i diritti alla privacy e alla vita familiare, nonché i diritti culturali delle minoranze etniche tutelati dalle leggi internazionali sui diritti umani”. La lettera inviata lunedì a Brudermüller,riportail quotidiano britannicoGuardian, sostiene che la recente indagine riveli “il grado scioccante in cui la vostra azienda sembra essere implicata in gravi abusi contro gli uigurie altre minoranze prevalentemente turche nella regione. Come sostenitori della responsabilità aziendale, della due diligence sui diritti umani e del rispetto dei diritti fondamentali,esortiamoBasfa ritirarsi dallo Xinjiang. Sono in gioco la credibilità e l’integrità della vostra azienda e riteniamo fondamentale che intraprendiate un’azione rapida e decisiva per affrontare la questione”. I politici sperano che il gigante chimico “prenda sul serio la questione e dia priorità al benessere di coloro che nello Xinjiang soffrono gravemente a causa di politiche oppressive e discriminatorie”. Un portavoce diBasfha dichiarato dinon avere motivo di credere che “i dipendenti delle nostre joint venture siano stati coinvoltinelle misure descritte. Indipendentemente da ciò, prendiamo molto sul serio i rapporti attuali, continueremo a indagarli e ne terremo conto nella nostra valutazione dei rapporti commerciali”. L’azienda sostiene di non essere a conoscenza di eventuali segnalazioni effettuate dai dipendenti della filialeMarkor. Dagli audit effettuati nel 2019, 2020 e 2023 nelle joint venture a Korla non emergono, secondoBasf, prove di lavoro forzato o altre violazioni dei diritti umani. Le minoranze etniche che abitano la regione, al di fuori delle visite previste dalla campagnafanghuiju, descrivonoun alto grado dicontrollodella loro vita quotidianada parte delle autorità cinesi. Nel 2022 l’allora Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet,aveva pubblicatoun report in cui accusava la Cina di“gravi violazioni dei diritti umani”.Pechino nega le accuse di abusi e insiste che le sue azioni nello Xinjiang abbiano contribuito a contrastare l’estremismo e a migliorare lo sviluppo della regione.

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