Dopo un lungo braccio di ferro nella maggioranza, che ha richiesto anche l’intervento del premier Mario Draghi, oggi le forze politiche hanno trovato un accordo sugliindennizziprevisti per ibalneariin caso di perdita della concessione (per i criteri bisognerà però aspettare i decreti delegati). Ora l’emendamentoall’art. 2 delddl Concorrenzasarà esaminato dalla commissione Bilancio, per essere poi approvato dalla commissione Industria. Le novità in arrivo sono molte: confermato il termine del31 dicembre 2023entro cuimettere a bando le spiagge italiane, come pure laproroga delle concessioni a fine 2024nel caso in cui emergano contenziosi o difficoltà nell’espletamento delle gare. «Per la parte degli indennizzi è un rinvio», ammette Pichetto Fratin, viceministro del MiSe, «ma per la parte di regolamentazione sono state stabiliti una serie di vincoli e priorità che riguardano latutela delle famiglie che svolgono l’attività, l’anzianità, le professionalità e le tutele sociali sugli occupati». Soddisfatti Pd e 5 Stelle. «Trovato un punto di equilibrio. Ora bisogna accelerare sulle riforme necessarie per l’attuazione del Pnrr», affermano la capogruppo democratica alla Camera Debora Serracchiani e il vice capogruppo Piero De Luca. «A 16 anni dalla Direttiva Bolkesteinla riforma delle concessioni balneari è oggi realtà. Con questa riformasi rompe un oligopolioche ha portato a uncaro-ombrellonesenza eguali in Europa», ha commentato Francesco Berti, capogruppo M5S in commissione Politiche Ue della Camera. E aggiunge: «Conl’implementazione dei principi base dellaconcorrenza, non soloabbasseremo il costo degli ombrelloni ma permetteremo anuove generazionidi fare impresa su quello che è a tutti gli effetti unbene pubblico». Favorevole anche la maggioranza di centrodestra: «Per noi era fondamentale che venisse accolto, senza definizioni che ne limitassero la portata,il principio degli indennizziper le imprese che dovessero perdere la concessione. Occorre cancellare le furbizieverificando il valore reale delle concessioni, ma vanno evitate ingiustizie», hanno dichiarato in una nota congiunta i capigruppo al Senato di Forza Italia e Lega Anna Maria Bernini e Massimiliano Romeo. CriticaGiorgia Meloni, che parla di accordo «ridicolo e vergognoso». Secondo la leader di Fratelli d’Italia, l’intesa raggiunta è «la mazzata definitiva a decine di migliaia di imprese che rappresentano un pezzo fondamentale del nostro turismo. Un tempo è andato di moda l’esproprio proletario a vantaggio dello Stato. Oralo Stato espropria i privatia vantaggio di altri privati, più grandi e più forti». E tra chi parla di spiaggec’è chi pensa alla musica. Secondo i dati diSCF– società che gestisce la raccolta e la distribuzione dei compensi dovuti ad artisti e produttori discografici per l’utilizzo in pubblico di musica registrata – negli stabilimenti balnearil’evasione del pagamento delle licenze supera il 90%. «Nonostante le ripetute sollecitazioni e le iniziative per ottenere ilpagamento delle licenze, la gran parte degli stabilimenti balneari continua aevadere il dovuto, con percentuali che in alcune zone d’Italia arrivano persino al 100%», sostiene il direttore generale di SCF Mariano Fiorito. E conclude: «Sarebbe opportuno, oltre a una forte azione di controllo da parte delle autorità preposte, prevedere nella normativa all’esame del Parlamento che il rilascio delle concessioni siasubordinato anche all’acquisizione delle regolari licenze per l’uso di musica»
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