Futuro

Pace fatta (o quasi) tra Uber e i tassisti

La società statunitense ha stretto una partnership con ItTaxi, il maggiore consorzio del settore. Ma alcuni sindacati parlano di “tradimento”
Credit: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

A marzo è stata la volta di New York. Ora Uber e i tassisti provano a unire le forze anche in Italia a vantaggio di entrambe le parti da anni in conflitto.

La società di San Francisco ha infatti raggiunto un accordo con il Consorzio ItTaxi, il maggiore del settore con 12.000 vetture in 92 città, per l’avvio di una partnership strategica che prevede di integrare i servizi delle rispettive applicazioni.

Una volta reso operativo l’accordo, le vetture che aderiscono alle sigle radiotaxi del Consorzio potranno essere prenotate anche tramite l’app di Uber, e al tempo stesso saranno in condizione di prendere le corse Uber oltre a quelle in arrivo dall’app di ItTaxi.

I tassisti potranno così beneficiare due volte della platea di utenti Uber, che da parte sua tratterrà una commissione che potrebbe aggirarsi intorno al 6%, anche se il dato non è stato ancora confermato. Nel corso del 2021, secondo quanto si legge nel comunicato, «l’app Uber in Italia è stata aperta circa 6,7 milioni di volte».

«Dalla fine di giugno, a partire da Roma e poi in tante altre città italiane, milioni di utenti che oggi aprono la nostra applicazione in Italia, oltre all’opzione di trasporto che già hanno, avranno l’opzione di prenotare un taxi utilizzando la tecnologia che ci contraddistingue e che rende questo processo semplice e affidabile», ha dichiarato Lorenzo Pireddu, ceo di Uber Italia.

Soddisfatto anche Loreno Bittarelli, presidente di ItTaxi: «L’accordo siglato con Uber è un traguardo importante che porterà progressivamente più corse ai tassisti del nostro consorzio. Si tratta di un passo avanti per il nostro lavoro e un servizio in più per i clienti che hanno bisogno di muoversi agilmente nelle principali città italiane».

Ma la pax romana accontenta proprio tutti?

I consorzi esclusi dalla partnership esprimono insoddisfazione. «È un accordo tra due privati ​​che non rappresenta la nostra categoria. Anzi, mette a rischio 40.000 famiglie», ha dichiarato all’Adnkronos Rosario Gallucci, segretario nazionale di Orsa Taxi.

Parola analoghe arrivano da Claudio Giudici, presidente nazionale di Uritaxi, che in lungo intervento pubblicato sulla pagina del suo profilo Facebook lamenta il repentino «cambio di paradigma» rispetto alla politica della categoria: «Significa alzare bandiera bianca nei confronti di una multinazionale che, per coerenza, avrebbe dovuto essere l’ultima a venire interpellata».

Secondo i sindacati, l’operazione «permetterà l’ingresso nel comparto della più aggressiva delle piattaforme tecnologiche». Ad agitare la categoria è anche l’articolo 8 del ddl Concorrenza, che lunedì 30 maggio approderà in Senato e prevede di liberalizzare le licenze di taxi e noleggio con conducente (Ncc).

«Da quello che trapela il Governo non sembra intenzionato a stralciare l’articolo 8 del provvedimento. Siamo pronti a organizzare una grande manifestazione a Roma. La nostra posizione sin dall’inizio è stata chiara: stralcio dell’articolo 8 e ripresa del dialogo sui decreti attuativi che sono fermi al palo da tre anni».

Uber però guarda oltre. «Entro il 2025 vogliamo tutti i taxi del mondo sulla nostra piattaforma», ha dichiarato il vice presidente Andrew Macdonald alla riunione annuale degli investitori. Mentre nel Regno Unito è prevista la sperimentazione di una super-app che integri treni, bus e aerei per creare una sorta di “sportello unico” per i viaggi che in futuro potrebbe includere anche gli hotel.

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