Economia

La crisi del latte a Cuba

Nello Stato dell’America centrale cresce la scarsità di beni alimentari, tra i quali il latte. Un’emergenza che il governo sta affrontando concedendo per la prima volta permessi per la costituzione di piccole-medie imprese
All'aeroporto di Havana, il Jose Martin, alcuni lavoratori smistano le donazioni di latte in polvere arrivate dal resto dell'America
All'aeroporto di Havana, il Jose Martin, alcuni lavoratori smistano le donazioni di latte in polvere arrivate dal resto dell'America Credit: EPA/Yander Zamora
Tempo di lettura 3 min lettura
26 maggio 2022 Aggiornato alle 11:00

Nel lontano 1959 Fidel Castro fece la grande promessa di garantire ogni giorno un litro di latte a ogni bambino. Era la promessa della rivoluzione appena avvenuta a Cuba, fatta in una nazione piegata da diversi flagelli fra cui la malnutrizione.

Complici la pandemia e la successiva crisi economica questa promessa nelle ultime settimane non è stata mantenuta a causa di una continua scarsità di beni alimentari, fra cui il latte.

Negli ultimi due anni la pandemia ha esacerbato una serie di problematiche che da tempo affliggono la nazione cubana, sottoposta fin dagli anni ‘60 a un duro embargo da parte degli Stati Uniti.

A causa dei ripetuti lockdown i flussi turistici sono diminuiti drasticamente, producendo pesantissime conseguenze per l’industria turistica locale già minata dalle sanzioni poste dall’amministrazione Trump nel 2017.

Allo stesso tempo la crisi globale ha fatto aumentare i prezzi dei generi alimentari, dei fertilizzanti e ha costretto il Venezuela a ridurre le forniture di petrolio a prezzi calmierati che arrivano all’Avana. Cuba inoltre ha visto crollare il raccolto annuale di canna da zucchero, uno dei prodotti più esportati, il quale è stato il peggiore degli ultimi decenni.

Una serie di variabili che hanno minato duramente un Paese che importa il 70% dei propri alimenti dall’estero e non dispone di valuta forte per comprare le derrate alimentari a causa delle sanzioni statunitensi.

Secondo Juan Triana, economista dell’Università dell’Avana, il governo ha le sue responsabilità, anche per errate politiche economiche del passato che hanno alimentato l’inflazione, ma nello stesso tempo ha affermato che: «io non sono uno di quelli che dice che le politiche di Trump nell’intensificare l’embargo sono la causa di tutto questo, ma senza dubbio queste misure ci sono costate tanto».

Per far fronte a questo dramma che sta alimentando forti proteste fin dal 2021, il governo ha concesso per la prima volta dal 1986 i permessi per la costituzione di piccole-medie imprese e l’espansione di “imprese individuali” nel settore della ristorazione.

Queste soluzioni teoricamente dovrebbero aumentare la produzione del latte, sfavorendo il mercato nero e le distorsioni che stanno aumentando senza freno. Ma per ottenere dei cambiamenti concreti ci vorrà tempo e secondo Alain Rodríguez León, direttore dell’allevamento bovini al Ministero dell’Agricoltura, «con questi cicli di produzione, ci vorranno tre o quattro anni per vedere dei risultati».

La mitigazione dell’impatto delle sanzioni americane potrebbe contribuire a frenare la peggiore crisi economica degli ultimi 30 anni e l’amministrazione Biden sembrerebbe intenzionata a migliorare le relazioni con Cuba togliendo a breve alcune delle restrizioni poste dalla presidenza Trump.

Una mossa dettata anche da questioni geopolitiche e diplomatiche che vedono l’isola caraibica al centro della contesa fra Stati Uniti e Russia, con quest’ultima che ha donato ad aprile quasi 20.000 tonnellate di grano alla popolazione cubana in nome degli antichi e amichevoli rapporti.

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