Ambiente

Le proposte di Cingolani al G7 dell’ambiente a Berlino

Un patto per l’idrogeno, la misurazione comune delle emissioni, la creazione di un Club del Clima: sono i temi che il ministro affronterà insieme agli altri “big” della Terra all’incontro in Germania fino al 27 maggio
Roberto Cingolani nel corso dell'informativa del 24 maggio alla Camera
Roberto Cingolani nel corso dell'informativa del 24 maggio alla Camera Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
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25 maggio 2022 Aggiornato alle 16:30

Dar vita a un Club del Clima, un’alleanza internazionale per affrontare, insieme e con più rigore, il climate change.

L’idea proviene dal G7, che fino al 27 maggio vedrà i ministri di Ambiente ed Energia di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti discutere anche di una strategia sulla transizione energetica che riguarderà pure i Paesi del G20, che insieme emettono l’80% dei gas climalteranti.

Come ha spiegato ieri in un’informativa alla Camera il ministro Roberto Cingolani, in occasione dell’incontro internazionale dei ministri si parlerà di una misurazione comune delle emissioni e prezzo comune della CO2, di politiche integrate di decarbonizzazione delle industrie ma anche di alleanze con i Paesi in via di sviluppo per aiutarli a decarbonizzare. D’altra parte, come ha sottolineato il capo del MiTe, il solo rinnovato impegno unilaterale dei Paesi del G7 a innalzare l’ambizione, in ambito climatico, non basta.

Per quanto riguarda l’impegno della nostra Penisola nella lotta al climate change, Cingolani ha spiegato che quest’anno il governo ha autorizzato impianti di fonti rinnovabili per 4 gigawatt. Entro fine dell’anno, la volontà sarebbe quella di raddoppiare e arrivare a quota 7 gigawatt.

Al G7 si parlerà però anche di idrogeno – la presidenza tedesca dovrebbe proporre il “G7 Hydrogen Action Pact” – per spingere la sua produzione pulita, indispensabile per decarbonizzare i settori industriali più energivori e inquinanti. Ma anche di mobilità – la proposta è bandire i nuovi veicoli a combustione interna entro il 2040, eliminazione dei sussidi alle fonti fossili entro il 2025.

E, ancora, rendere il 30% di mare e terre protetti entro il 2030, bandire il carbone dalla produzione energetica – supportando in questa impresa Stati come India, Indonesia, Senegal e Vietnam -, costruire edifici a emissioni zero e tagliare del 30% le emissioni di metano. Ovviamente, centrale sarà anche il tema delle conseguenze energetiche della guerra in Ucraina.

A proposito di metano, Cingolani ha spiegato l’Italia mira a ridurne le emissioni del 55% entro il 2030: «rimpiazzeremo i circa 30 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia con una quantità inferiore, circa 25, perché sin d’ora abbiamo già considerato l’accelerazione delle rinnovabili che abbattono la necessità di gas, ma abbiamo anche un piano di risparmi».

Sull’idea di dar vita a un Club del Clima si è espressa anche la Federazione tedesca dell’industria (BDI) e il gruppo che comprende le principali federazioni imprenditoriali e industriali degli Stati del G7 (B7), fondato nel 2007. «Il B7 sostiene questa proposta», ha affermato il presidente di BDI e B7 Siegfried Russwure.

Il gruppo industriale, si legge su Reuters, considera la sicurezza e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico fondamentali. Proprio per questo, intende accelerare le spedizioni alternative di gas naturale liquefatto (GNL), investire in una rapida espansione delle fonti di energia rinnovabile e nella fornitura di idrogeno come sostituto del gas.

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