Economia

I super ricchi si ritrovano a Davos

Al raduno annuale del World Economic Forum è di “scena” il presidente ucraino Zelensky. Nei prossimi giorni il focus sarà sulle materie prime, la transizione energetica, le disuguaglianze mediche e sociali
Una proiezione viene mostrata prima della sessione plenaria di apertura del 51º incontro annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, in Svizzera, il 23 maggio 2022
Una proiezione viene mostrata prima della sessione plenaria di apertura del 51º incontro annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, in Svizzera, il 23 maggio 2022 Credit: EPA/LAURENT GILLIERON
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
23 maggio 2022 Aggiornato alle 19:00

Si è aperto ieri a Davos il World Economic Forum, un appuntamento che ogni anno riunisce nella cittadina della Svizzera orientale alte cariche politiche insieme a imprenditori, giornalisti ed esperti di economia per parlare di questioni urgenti e degli scenari globali presenti e futuri.

Il Forum torna in presenza dopo lo stop della pandemia, che quest’anno ha fatto slittare l’evento a maggio, rispetto al mese di gennaio in cui è programmato in calendario, a causa del diffondersi della variante Omicron.

È anche la prima edizione senza la partecipazione russa, esclusa dall’evento in seguito all’invasione dell’Ucraina. Tra gli interventi più attesi quello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che è intervenuto nella mattinata di oggi in collegamento video da Kiev.

«Serve l’embargo sul petrolio russo, tutte le banche devono essere escluse dai sistemi globali di pagamento, non deve esserci commercio con la Russia e tutti i suoi asset devono essere congelati e messi a disposizione di un fondo per la ricostruzione», ha dichiarato Zelensky, secondo il quale «questo è il momento in cui si decide se la forza bruta dominerà il mondo». E ha aggiunto: «Serve sbloccare i nostri porti marittimi. Bisogna usare tutti i canali diplomatici, perché da soli non possiamo lottare contro la Russia. Noi parliamo con la Commissione europea, il Regno Unito, la Svizzera, la Polonia e l’Onu, e chiediamo loro di prendere misure per un corridoio che consenta l‘export di grano e cereali, altrimenti la penuria avrà ripercussioni globali e ci sarà una estensione della crisi energetica».

L’appello di Zelensky è stato raccolto da diversi leader mondiali. «Non consentire ora l’apertura dei porti dell’Ucraina significa dichiarare guerra alla sicurezza globale», ha commentato David Beasley, direttore del World Food Programme delle Nazioni Unite, per il quale impedire al Paese di esportare il grano metterebbe a rischio 400 milioni di persone.

«La Germania è pronta ad andare avanti sull’embargo al petrolio della Russia, anche senza l’Ungheria», ha dichiarato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, che si è detto deluso dai tempi necessari per raggiungere un accordo europeo.

Tra i temi del Forum di quest’anno, intitolato “La storia a punto di svolta: politiche di governo e strategie aziendali”, anche il problema delle forniture dovuto alla crisi delle materie prime, il cambiamento climatico, la transizione energetica, l’accesso ai vaccini e la crescente disuguaglianza sociale.

Secondo i dati forniti da Oxfam, un’associazione internazionale di organizzazioni no-profit dedita alla riduzione della povertà globale, oggi i 20 miliardari più ricchi del mondo hanno patrimoni che valgono più dell’intero Pil dell’Africa subsahariana. Un lavoratore che si trova nel 50% degli occupati con retribuzioni più basse dovrebbe lavorare 112 anni per guadagnare quello che un lavoratore nel top 1% guadagna in media in un anno.

«A Davos i miliardari potranno brindare all’incredibile impulso che le loro fortune hanno ricevuto grazie alla pandemia e all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia», ha detto Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International, «ma allo stesso tempo decenni di progressi nella lotta alla povertà estrema rischiano di essere vanificati con milioni di persone lasciate senza mezzi per poter sopravvivere».

Con la pandemia il settore farmaceutico ha registrato l’ingresso di 40 nuovi miliardari, e Oxfam sostiene che Moderna e Pfizer abbiano guadagnato 1.000 dollari al secondo grazie al solo vaccino anti-Covid. Nonostante questo, l’87% dei cittadini nei Paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale.

«È scandaloso che alcuni abbiano accumulato ricchezze negando a miliardi di persone l’accesso ai vaccini o approfittando dell’aumento dei prezzi alimentari ed energetici», ha concluso Bucher. «A due anni dall’inizio della pandemia, con più di 20 milioni di morti stimate dovute al Covid-19 e una crisi economica drammatica, i leader dei governi hanno il dovere morale di promuovere misure nell’interesse dei più, soprattutto delle persone più vulnerabili, e non dei pochi».

Al Forum economico di Davos, che si concluderà giovedì 26 maggio, saranno presenti 50 capi di Stato e di governo oltre a 250 ministri. Tra i partecipanti anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, la presidente della Bce Christine Lagarde e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

L’Italia è rappresentata dai ministri Daniele Franco (Economia), Roberto Cingolani (Transizione ecologica), Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibile) e Vittorio Colao (Innovazione tecnologica e transizione digitale), oltre ai manager Andrea Illy (Illycaffè), Silvia Merlo (Saipem), Paolo Merloni (gruppo Ariston), Stefano Scabbio (gruppo Manpower), Domenico Siniscalco (Morgan Stanley), Andrea Sironi (Generali) e Francesco Starace (Enel).

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