Diritti

Donne che ascoltano le donne

Cosa significa essere femminista oggi? Quali lotte bisogna ancora combattere? Lo raccontano Giulia Cuter, Giulia Perona e le loro ospiti nel nuovo podcast Non è senza rossetto
Credit: Profilo Instagram di Senza Rossetto
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 maggio 2022 Aggiornato alle 17:00

Discutere di tematiche importanti e complesse in modo semplice, senza tralasciare alcun dettaglio: questo è l’obiettivo di Giulia Cuter e Giulia Perona, creatrici di Non è senza rossetto, il nuovo podcast Audible Original in uscita il 9 giugno.

Cosa significa essere una donna oggi? Essere una femminista? Di quali stereotipi e pregiudizi non ci siamo ancora liberate? Questi sono alcuni degli interrogativi che Cuter e Perona portano ai microfoni del loro podcast per affrontare, in 12 puntate, 12 grandi tematiche: daə figlə al consenso, passando per i diritti civili, la giustizia sociale e la scienza.

Il progetto riprende il loro impegno di raccontare le donne già avviato in Senza Rossetto, un podcast nato nel 2016 e ampliatosi poi in una newsletter nel 2017 (nel 2020 è nato anche un libro, Le ragazze stanno bene per HarperCollins Italia). «Volevamo tornare alla forma dell’audio e soprattutto ampliare tutte quelle tematiche che oggi ormai si intersecano con le lotte per i diritti delle donne», spiega Giulia Cuter a La Svolta.

Giulia Perona e Giulia Cuter, creatrici di Non è senza rossetto
Giulia Perona e Giulia Cuter, creatrici di Non è senza rossetto Credit: Alma Vassallo

Per far ciò, hanno dato voce a scrittrici, giornaliste, attiviste, politiche ed esperte, partendo dalle loro biografie e dalle loro esperienze quotidiane. Parlano di corpi, bellezza ed estetica con Marina Cuollo; di identità e questioni razziali con Nadeesha Uyangoda; di scienza con Licia Troisi e di «tutti gli stereotipi che esistono ancora oggi riguardo le donne che accedono al mondo delle scienze e alle materie scientifiche». Tra le altri ospiti: Elly Schlein, Violeta Benini, Daniela Hamaui, Annalena Benini, Chiara Sfregola, Giusi Marchetta, Paola Di Nicola, Francesca Mannocchi, Donata Columbro.

Ma qual è la puntata preferita di Cuter? «Questa è una cosa sempre difficilissima da chiedere a un autore - risponde ridendo - Sono affezionata a tutte perché alla fine tutte ci hanno portato qualcosa di nuovo». Ma una che le è piaciuta particolarmente c’è ed è la prima (“Non è un Paese per donne”), dove si parla di politica con Elly Schlein, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

«Secondo me [Schlein] è stata capace di fornire un quadro molto ampio su cosa significhi lottare per la parità di genere oggi, ovvero unire questa battaglia con moltissime altre lotte urgenti: dall’emergenza climatica, alla giustizia sociale, ai diritti civili. Ha un approccio molto positivo: non c’è ingenuità nel fatto che queste lotte richiedano un forte impegno, ma mostra anche molta fiducia nelle generazioni future. È una bella dose di ottimismo e di una rabbia giusta, quella che ti fa venir voglia di cambiare le cose».

La scelta di “Non è un Paese per donne” come prima puntata non è stata casuale: «Fa un po’ da cornice, perché tocchiamo quasi tutti i temi che poi andiamo a sviscerare all’interno delle altre puntate». Guardando alla struttura del podcast, si parte da tematiche più “personali” («il rapporto con il nostro corpo, con la nostra sessualità, con la maternità») per arrivare a questioni più universali e ad ampio spettro.

«In una delle ultime puntate - continua Cuter - intervistiamo Francesca Mannocchi per cercare di fare un po’ il punto su cosa significhi essere una donna, non solo dalla nostra prospettiva di ragazze occidentali bianche, ma provando a vedere qual è la posizione delle donne nel resto del mondo (per quanto possibile farlo in una sola puntata)».

Storie, testimonianze, dati e approfondimenti, per fornire aə ascoltatorə spunti di riflessioni. Il tutto spiegato in maniera semplice, «in un modo che possa comprendere anche nostra madre». Perché Non è senza rossetto è dedicato a tutte le persone curiose ma non necessariamente esperte dei temi trattati. «Perché crediamo che sentir raccontare storie concrete sia un buon modo per far avvicinare le persone che magari non hanno tutti gli strumenti o la terminologia adatta a conoscere gli argomenti di cui si parla».

Leggi anche
inclusione
di Chiara Manetti 4 min lettura
parità
di Giulia Blasi 7 min lettura