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Viva le vacanze all’estero (per studio)

Riprendono a pieno ritmo le summer school dei liceali e degli universitari, ma dal 30 maggio l’Inghilterra non concederà un visto speciale ai laureati italiani
Il King's College dell'Università di Cambridge, in Inghilterra.
Il King's College dell'Università di Cambridge, in Inghilterra. Credit: Victoria Heath/Unsplash
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21 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

Si torna a viaggiare a pieno regime, soprattutto per studio. Liceali e universitari muniti di trolley e dizionario partono per approfondire la conoscenza delle lingue, soprattutto dell’inglese. I soggiorni linguistici raggiungono i livelli pre-pandemici con un aumento negli ultimi mesi del 38%.

Nel 2020 si era registrato un calo vertiginoso del -192% rispetto all’anno precedente, tanto che nel report sulla padronanza dell’inglese a livello mondiale pubblicato da EF EPI, l’Italia era balzata indietro di 12 posizioni.

Secondo i dati pubblicati da EF Education First - un’organizzazione internazionale specializzata nei corsi di lingua all’estero - l’Irlanda e l’Inghilterra restano le mete più richieste per perfezionare la lingua inglese.

Ancora una volta Dublino conquista il primo posto, mentre Londra, pur restando la prima destinazione in Inghilterra, viene penalizzata dalle misure introdotte dopo la Brexit. Per raggiungere l’Irlanda è sufficiente la carta d’identità, nel Regno Unito è richiesto il passaporto. A seguire, poi, Oxford, Cambridge e Brighton.

Tra le mete più ambite in Ue, la Spagna, specialmente Malaga e Barcellona, e la Germania, con Berlino.

Cresce anche il turismo linguistico oltreoceano, con New York che rimane saldamente in testa, seguita dalle spiagge di Miami in Florida e di San Diego e Santa Barbara in California, mentre faticano a riprendere le partenze per Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud, per le maggiori restrizioni rispetto al turismo internazionale.

Nel frattempo, però, la notizia che il visto speciale per gli studenti predisposto dal Regno Unito non include alcuna università italiana ha sollevato polemiche. Si parla di “porte sbarrate” ai laureati italiani, ma non è proprio così.

A partire dal 30 maggio, la Gran Bretagna rilascerà un visto speciale, High Potential Individual, ai laureati e ai ricercatori provenienti dai 50 atenei più prestigiosi al mondo, purché vi abbiano studiato negli ultimi 5 anni con risultati eccellenti in alcuni settori di alta specializzazione.

Tuttavia, nell’elenco stilato dal governo britannico, che conta per ora 37 istituti, non compare neppure un’università del nostro Paese.

A dire il vero, ne figurano solo 5 europee: il Politecnico di Losanna e quello di Zurigo, l’Università di Monaco in Germania, Scienze e Lettere di Parigi e la Karolinska di Stoccolma. In testa, ovviamente le storiche università statunitensi, in primis Harvard e Yale.

Per disporre la lista, le autorità inglesi si sono basate su 3 classifiche accademiche internazionali: la Times Higher Education, la QS World University Rankings e la Academic Ranking of World Universities.

Per ottenere il visto speciale, è comunque necessario versare 715 sterline, a cui va sommato il contributo al servizio sanitario inglese, più o meno attorno alla stessa cifra, e occorre dimostrare di disporre sul proprio conto bancario di almeno 1.270 sterline.

Dopo la Brexit, è possibile entrare in Gran Bretagna, oltre che per motivi turistici, anche se si ha un’offerta di lavoro e si soddisfano una serie di requisiti. Un modo per attirare le eccellenze straniere da tutto il mondo. Questo non vuol dire però che i laureati o i dottori di ricerca nelle università italiane non potranno trasferirsi in Gran Bretagna per lavoro, ma solo che non godranno di questa corsia preferenziale che consente di restare nel territorio inglese anche senza un’occupazione per un triennio.

Dovranno seguire la normale trafila burocratica post Brexit.

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