Diritti

Come parlare di asessualità e aromanticismo

C’è sempre molta confusione riguardo la comunità aroace, formata dalle persone asessuali e aromantiche. Perché? Principalmente perché non la si conosce. Cerchiamo di capirne di più
Credit: Daria Gordova/Unsplash
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 maggio 2022 Aggiornato alle 16:00

Ieri, in occasione della giornata internazionale contro l’omobitransfobia, quacunə si è chiestə: e l’afobia? Con questo termine ci si riferisce all’avversione e discriminazione nei confronti delle persone asessuali e aromantiche (o persone aroace). Tra loro anche Giada Stella, studentessa di 22 anni e attivista asessuale che dal 2018 si occupa di divulgazione online riguardo al suo orientamento sessuale e all’aromanticismo, un orientamento romantico a cui lei stessa si sente vicina.

L’asessualità è l’orientamento sessuale di tutte quelle persone che non provano un’attrazione sessuale verso altrə, indipendentemente dal genere o dal sesso. Al contrario di quanto spesso si pensa, l’asessualità non comporta l’assenza di libido ma solo la mancanza di interesse sessuale nei confronti di altrə. Cosa diversa è invece laromanticismo, orientamento romantico per il quale una persona non prova (totalmente o parzialmente) un’attrazione romantica verso altrə.

Come avviene per l’identità di genere, anche l’aromanticismo deve essere pensato come uno spettro: «Ci sono varie identità in cui identificarsi - ha spiegato a La Svolta Andrea Lucci, romano di 32 anni cisgender omosessuale e aromantico - Per fare un esempio, esiste il greyromanticismo (lo sperimentare attrazioni romantiche in momenti specifici e circoscritti) oppure il demiromanticismo (il provare attrazione romantica solo con persone con le quali si ha una profonda connessione emozionale)».

Gli stereotipi attorno all’aromanticismo sono molti, come pensare che le persone aromantiche siano anche asessuali (in realtà, orientamento sessuale e romantico sono separati e diversi tra loro) oppure che semplicemente non vogliano impegnarsi in una relazione. Secondo Andrea, bisogna ripensare al modo in cui in intende l’amore: «Si può amare un fratello o una sorella, unə amicə e qualunque altra persona senza per forza mettere in mezzo l’amore romantico. Forse non proverò mai amore romantico verso una o più persone, ma anche io sono in grado di provare ogni tipo di amore».

Giada, invece, ci ha raccontato come vengono viste le persone asessuali nell’immaginario collettivo, ovvero «come esseri asessuati, infantili, ingenui, noiosi, apatici, che non sanno quello che vogliono». La sua attività di divulgazione punta proprio a ribaltare questi pregiudizi e a combattere l’afobia.

Secondo lei, alla base delle discriminazioni della comunità asessuale c’è soprattutto ignoranza ma non solo: anche «Il fatto che decostruiamo i valori in cui la massa crede, rivendicando il nostro non essere conformi, e che le nostre esperienze siano molto distanti da quelle delle persone allosessuali [chi prova attrazione sessuale], credendo quindi che non si possa empatizzare con noi».

«Dall’ignoranza, come sempre, fiorisce il pregiudizio - ha commentato Andrea - Il pregiudizio porta a invalidare la nostra esistenza [della comunità aromantica] e, quindi, a dubitare della nostra necessità di un posto nel mondo». Per lui la peggior forma di discriminazione (nonché la principale) è proprio la cancellazione, «perché ovviamente non ci si pone il problema di parlare di ciò che per la maggior parte delle persone neanche esiste».

Per entrambə un passo importantissimo da compiere riguarda la rappresentazione della comunità aroace (persone asessuali e aromantiche), a partire dal linguaggio: «basti pensare che molte persone (anche all’interno della comunità) dicono/scrivono LGBT mentre dovrebbe essere LGBTQIA+. Anche in questo si vede l’interesse nel voler includere e non far sentire nessuna persona esclusa», ha spiegato Andrea.

Ma anche la protezione legale è fondamentale. «In termini di leggi non vi è mai la protezione delle persone vittime di reati di afobia, come nel ddl Zan (che non critico ma ritengo necessario). Quindi, implicitamente, si ha la cancellazione dello spettro “A” dalla comunità LGBTQIA+», continua Andrea. Anche Giada concorda, sostenendo che una mancanza del disegno di legge è il non menzionare le persone asessuali e aromantiche.

Proprio in occasione del 17 maggio Andrea ha ricordato in un suo post Instagram che sì, è la giornata internazionale contro omofobia, la bifobia, la transfobia, ma che dovremmo includere anche la lesbofobia, l’interfobia e l’afobia. «Esistono anche loro. E non dobbiamo dimenticarlo».

Leggi anche
17 maggio
di Giulia Blasi 5 min lettura