Diritti

La sfida climatica della nuova premier Èlisabeth Borne

Prima donna a ricoprire la carica in Francia dopo trent’anni, è stata ministra dei Trasporti, dell’Ambiente e del Lavoro. I suoi risultati? A piccoli passi
L'allora ministra francese del Lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione economica Élisabeth Borne lascia il palazzo presidenziale dell'Eliseo dopo la cerimonia di insediamento di Emmanuel Macron come presidente francese, in seguito alla sua rielezione il 24 aprile
L'allora ministra francese del Lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione economica Élisabeth Borne lascia il palazzo presidenziale dell'Eliseo dopo la cerimonia di insediamento di Emmanuel Macron come presidente francese, in seguito alla sua rielezione il 24 aprile Credit: ANSA, Alexis Sciard/IP3 via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 maggio 2022 Aggiornato alle 19:00

Da trent’anni, a capo del governo francese, non c’era una donna: Èlisabeth Borne è stata nominata prima ministra il 16 maggio 2022.

Prima di lei, solo la politica Édith Cresson Campion ricoprì lo stesso ruolo durante la presidenza del socialista François Mitterrand. Era il 1991: Borne all’epoca aveva trent’anni, aveva fatto il suo ingresso in politica da tre e lavorava per il Ministero delle Attrezzature, oggi parte integrante di quello della Transizione Ecologica.

È stato il presidente francese Emmanuel Macron, rieletto ad aprile, a scegliere lei, attuale ministra del Lavoro, per formare il nuovo governo dopo le dimissioni programmate dell’ex premier Jean Castex, in carica dal 2020.

Macron, il terzo a ottenere un secondo mandato nella Quinta Repubblica, cercava un candidato che avesse “credenziali greene fosse attento alle politiche sociali. «Il mio nuovo mandato sarà ecologista», aveva detto. Quella candidata è arrivata e ha dedicato la nomina «a tutte le bambine: inseguite i vostri sogni, niente deve fermare la lotta per il ruolo delle donne nella società».

Chi è Èlisabeth Borne?

Èlisabeth Borne è un’ingegnera, è stata a capo della compagnia di trasporti statale di Parigi, la Ratp, poi è stata ministra dei Trasporti, dell’Ambiente e, infine, del Lavoro dal 2020.

Il quotidiano francese Libération racconta che sua madre era una farmacista della regione del Calvados, nel nord della Francia, mentre il padre era di origini russe, di una famiglia rifugiatasi in Francia nel 1939. Membro della Resistenza francese, fu deportato nel 1942 e morì nel 1972, quando lei era ancora una bambina.

Ha prestato servizio come consigliera dei ministri sotto François Mitterrand, come capo gabinetto della ministra socialista dell’ambiente Ségolène Royal nel 2014 e ha anche lavorato alla pianificazione urbana al comune di Parigi sotto il sindaco di sinistra Bertrand Delanoë.

Come riporta France 24, durante il suo mandato al ministero del Lavoro la disoccupazione è scesa a livelli mai visti in quindici anni, e quella giovanile è diminuita come non si vedeva da quarant’anni.

Che cosa ha fatto per l’ambiente Èlisabeth Borne?

«La crisi sanitaria non cancella la crisi climatica», aveva detto Borne al quotidiano Les Echos quando era ministra della Transizione ecologica nel 2020. Alcuni, all’epoca, chiedevano di rinviare gli obiettivi climatici ed energetici in vista della incombente crisi economica. Alcuni, ma non lei: «Se dobbiamo trarre insegnamento dalla crisi che stiamo attraversando, eccolo qui: continuare a diversificare il nostro mix energetico», aveva dichiarato l’allora ministra.

Durante il suo anno al ministero della Transizione Ecologica, ha guidato tre principali fascicoli legislativi: uno riguardante la carbon neutrality del Paese, fissata entro il 2050 e resa necessaria dall’emergenza ecologica e ambientale odierna. La legge energia-clima puntava ad abbandonare gradualmente i combustibili fossili, sviluppare le energie rinnovabili, regolamentare il settore elettrico e del gas.

Ma le politiche sono andate a rilento. E la riduzione della quota nucleare nel mix energetico è stata rimandata di dieci anni, cosa che molti ambientalisti non hanno condiviso.

Poi c’è stata la legge sulla mobilità, che voleva facilitare l’accesso ai nuovi mezzi di trasporto. E, infine, la norma sull’economia circolare, detta “anti-spreco”.

Quando ha lasciato il ministero dell’Ecologia per poi spostarsi al Lavoro, la sua politica è stata definita come quella “dei piccoli passi”, perché il suo margine di manovra nel governo Macron era molto limitato e i risultati raggiunti non erano stati abbastanza.

Ma ora che è prima ministra e responsabile dell’Ecologia, riuscirà la Francia a portare a termine la sua transizione ecologica?

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