Economia

Caso “assorbente” Conad: come è andata a finire?

Dopo l’episodio di discriminazione nel punto vendita di Pescara, il gruppo Conad si è subito espresso. E ha deciso per la risoluzione del contratto di affitto d’azienda
Credit: Ph B/Unsplash
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17 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

L’intervento del gruppo Conad sulla vicenda “assorbenti” nel punto vendita di Pescara non è tardato ad arrivare.

L’episodio in questione risale ad aprile, quando la responsabile del punto vendita abruzzese aveva ordinato alle dipendenti di confessare chi aveva dimenticato nel bagno un assorbente usato chiuso.

«Voglio il nome di chi oggi ha il ciclo mestruale ok? Sennò gli calo le mutande io», aveva detto in un audio mandato ai capi reparto del superstore. Nel caso in cui nessuna si fosse dichiarata “colpevole”, sarebbero seguite lettere di richiamo.

La società Conad ha subito preso provvedimenti dopo aver indagato sull’accaduto, definendo il comportamento come «inaccettabile». L’esito finale è stato la risoluzione del contratto di affitto d’azienda.

«Non possiamo accettare un comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione», ha dichiarato Antonio Di Ferdinando, amministratore delegato della Cooperativa Conad Adriatico che rappresenta il gruppo nel territorio abruzzese.

«Daremo in ogni caso continuità alle attività del punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori», ha aggiunto.

Con questo provvedimento, il gruppo Conad ha deciso di ritirare i propri prodotti dal punto vendita di Pescara, rompendo del tutto l’associazione tra lo stabile abruzzese e il marchio.

«Grande soddisfazione per la decisione di Conad di recedere dai rapporti commerciali con chi si è reso responsabile del grave e ignobile atto - hanno dichiarato i sindacati Filcams-Cgil di Pescara e di Abruzzo Molise - Oggi assistiamo alla vittoria delle lavoratrici che hanno scelto di non sottomettersi ai soprusi».

«Questa vittoria insegna che non bisogna mai abbassare la testa e che il muro di omertà, che spesso si crea nei posti di lavoro, si può abbattere», hanno concluso i due sindacati.

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