Culture

3 film da non perdere a Cannes

Domani si accendono i riflettori sul 75° Festival del Cinema. Oltre all’immancabile red carpet (occhio a Tom Cruise), ecco tre titoli che parlano di diritti, ambiente, migrazioni
Il Festival del Cinema di Cannes 2022 si apre domani, 17 maggio.
Il Festival del Cinema di Cannes 2022 si apre domani, 17 maggio. Credit: EPA/SEBASTIEN NOGIER
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16 maggio 2022 Aggiornato alle 15:30

Dopo due anni in cui tempi e decisioni sono stati dettati dalla pandemia, per la sua 75esima edizione il Festival del cinema di Cannes torna dal 17 al 28 maggio. L’offerta tra le diverse sezioni è molto ricca, con l’intento di offrire uno sguardo sul mondo, al di là dei red carpet che non mancheranno (tra le star di Hollywood attese, Tom Cruise, Anne Hathaway, Viggo Mortensen).

La rappresentanza italiana è capitanata da Nostalgia di Mario Martone con protagonista Pierfrancesco Favino (unico titolo nostrano selezionato nel Concorso Ufficiale) e conta sull’esordio nel lungometraggio di Jasmine Trinca con Marcel! nella sezione “Séances Spéciales”.

In “Cannes Première” ci sarà la serie diretta da Marco Bellocchio Esterno Notte sui 55 giorni del sequestro Moro, narrata da diversi punti di vista. Con Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, Margherita Buy in quelli della moglie Eleonora Chiavarelli, Toni Servillo è Papa Paolo VI.

Se da un lato si spera di riassaporare una sensazione di normalità sulla Croisette, dall’altro anche il Festival è influenzato dall’attualità: come ultimissimo titolo è stato infatti inserito Mariupolis 2 del regista lituano Mantas Kvedaravičius, assassinato dall’esercito russo lo scorso aprile: nel 2016 già aveva realizzato un’opera intitolata Mariupolis ed è voluto tornare anche a guerra in corso. La fidanzata Hanna Bilobrova, insieme ai produttori e ai collaboratori, volevano che la voce del regista il suo sguardo continuassero a esistere.

I film in rassegna sono tantissimi: non è stato semplice, ma ne abbiamo scelti 3 che toccano più da vicino le nostre tematiche. Eccoli.

1. Tori et Lokita dei fratelli Dardenne

Come spesso accade nelle loro opere, protagonisti sono dei ragazzi. Tori (Pablo Schils) e Lokita (Joely Mbundu), arrivati da soli dall’Africa in Belgio, cercano la forza di sopravvivere nella loro amicizia per affrontare le difficili condizioni dell’esilio.

«Il nostro film», hanno specificato nelle note di regia Jean-Pierre e Luc Dardenne «racconta la storia di un’amicizia bella e intensa. Solo quando abbiamo immaginato una tale amicizia come fulcro del nostro lungometraggio, abbiamo sentito che i nostri due personaggi principali, Lokita e Tori, stavano prendendo vita come esseri umani unici, che si stavano muovendo oltre l’immagine definita dai media di quei giovani migranti detti ‘minori stranieri non accompagnati’».

«Tori e Lokita - continuano i registi nella nota - è diventato anche una denuncia della situazione violenta e ingiusta vissuta da questi giovani in esilio nel nostro Paese, in Europa». I due protagonisti non sono attori professionisti e probabilmente anche in virtù di questo riescono a dimostrare quella naturalezza necessaria ai ruoli. «Il nostro più caro augurio è che alla fine del film il pubblico, che avrà provato una profonda empatia, possa nutrire anche un senso di rivolta contro l’ingiustizia che regna nelle nostre società».

2. All That Breathes di Shaunak Sen

In una delle città più popolate del mondo, mucche, topi, scimmie, rane, maiali e lumache si accalcano tra la gente. Due fratelli si prendono particolarmente cura di un uccello, l’aquilone nero. Dal loro improvvisato ospedale sotterraneo, i fratelli ‘raccolgono’ le creature che cadono ogni giorno dai cieli fumosi di Nuova Delhi. Aumentando la tossicità ambientale e i disordini civili, il rapporto tra questa famiglia musulmana e l’aquilone nero dà vita a un modo poetico di mettere in scena il crollo dell’ecologia della città e delle crescenti tensioni sociali.

«Se si fissa abbastanza a lungo i cieli grigi e monotoni in alcune parti di Delhi nord, a un certo punto si vedrà un uccello cadere dal cielo», evidenzia il regista Shaunak Sen aggiungendo come «La pura opacità dell’aria tossica di Nuova Delhi fa sì che gli uccelli più grandi, in particolare i rapaci, si scontrino regolarmente contro gli edifici o rimangano impigliati nei cavi.

Nadeem e Saud sono cresciuti in un quartiere musulmano della classe operaia con vicoli stretti e squallidi. Da bambini stavano sdraiati sulla loro terrazza, guardando in alto mentre gli anziani della loro famiglia lanciavano la carne cruda verso il cielo. Hanno osservato centinaia di aquiloni apparire e virare nell’aria con grande agilità per catturare la carne. Il “lancio della carne” continua a essere un’attività popolare nelle aree musulmane di Delhi, dove sussiste la credenza che l’atto di dare da mangiare ai rapaci lavi via i peccati di chi lancia.

Quando un aquilone nero cadde per la prima volta a terra davanti a loro, i fratelli lo portarono in un ospedale per uccelli. L’ospedale, tuttavia, si rifiutò di curarlo perché era un uccello “non vegetariano”. A quel tempo, Nadeem e Saud si stavano allenando per diventare bodybuilder professionisti e così hanno usato la loro conoscenza informale di muscoli e tendini per prendersi cura del volatile. Da allora hanno operato e rimesso in sesto più di 20.000 uccelli nel loro minuscolo garage-cantina, mentre sognavano di costruire un giorno un vero ospedale per la fauna selvatica.

Oggi i fratelli sono filosofi unici dell’urbano, invitati in tutto il mondo per condividere la loro conoscenza così specifica in merito agli aquiloni e per discutere di come le città possano essere comprese osservando i movimenti nei loro cieli.

3. Nos Frangins di Rachid Bouchareb

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1986, Malik Oussekine (a cui dà volto Adam Amara) morì a seguito di un intervento della polizia, mentre Parigi veniva scossa da manifestazioni studentesche contro una nuova riforma dell’istruzione nell’università Devaquet.

Il ministero dell’Interno vorrebbe mettere a tacere questa vicenda in quanto un altro francese di origine algerina è stato ucciso la notte stessa da un agente di polizia. Senza dubbio il resto è storia, ma il fattore significativo dell’Arte consiste nel come la si guarda e si restituisce. Tra i protagonisti troviamo Reda Kateb, tra i volti noti del cinema francese (lo ricordiamo, a esempio, ne Il profeta di Jacques Audiard e in Fratelli nemici con Matthias Schoenaerts), qui nelle vesti dell’ispettore Daniel Mattei.

Il regista francese Rachid Bouchareb, nato da una famiglia di origini magrebine, ha sempre avuto a cuore i temi della multietnicità così come l’immigrazione e la sensazione di sradicamento delle popolazioni.

Più va avanti e più non teme di esporsi con “film scomodi” come London River (di cui ha curato anche la sceneggiatura) in cui sceglie di affrontare una pagina dolorosa della storia recente come quella degli attentati del 2005 nella metropolitana di Londra, ponendo sullo stesso piano e soprattutto senza distinzioni razziali o religiose, un musulmano e una donna cristiana, accomunati nella dolorosa ricerca dei figli scomparsi nell’attentato.

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