Andrea De Priamo
Andrea De Priamo (Via dire.it)
Ambiente

Andrea De Priamo: «Tra il partito del no e del sì, c’è un’alternativa»

Secondo Andrea De Priamo di Fratelli d’Italia, il problema di Roma si risolve ragionando su un piano di potenziamento di impianti diffusi secondo il principio di autosufficienza territoriale nella gestione dei rifiuti
di Riccardo Liguori
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
17 maggio 2022 Aggiornato alle 07:00

Se la strategia per risolvere il problema dei rifiuti a Roma parte dalla chiusura di questo ciclo, alla soluzione non si arriverà. Questo perché la raccolta differenziata non verrà incentivata. Ne è convinto Andrea De Priamo, già capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale e presidente della Commissione Trasparenza, che alla Svolta ha spiegato: «Questo è il motivo per cui, erroneamente, tra gli anni ’90 e quelli 2000 si è puntato sull’attività del gassificatore di Malagrotta. Una scelta miope che ha semplicemente incrementato il problema della spazzatura nella capitale». Trasparenza.

La sua posizione, e dunque quella di Fratelli d’Italia, è contraria al termovalorizzatore in sé?

L’annuncio da parte del sindaco Gualtieri di un impianto con una portata di ben 600.000 tonnellate si scontra contro le direttive in tema di economia circolare, che prevedono il recupero energetico come ultima spiaggia. E, soprattutto, solo per le frazioni che non si riescono a riciclare. Un impianto tanto grande avrebbe comune unico effetto quello di rinnegare l’impegno a trovare una soluzione alla spazzatura nella capitale. Oltre tutto verrebbe costruito in un’area, come quella di Santa Palomba, che necessita di risanamento sociale e non di certo di un impianto industriale. Infine, si tratta inoltre di un impianto che neanche nella migliore delle ipotesi si realizza in 5 anni.

Perché questo argomento è così divisivo?

Il tema è molto tecnico e complesso ed è importante che emergano, con chiarezza, le diverse posizioni. Tuttavia, quello che noto è un approccio che tende unicamente a manifestare una posizione che non si è basata su approfondimenti. Da una parte c’è il partito del sì, che appare come quello più “moderno”, e quello del no, vecchia guardia ambientalista.

Il pensiero di Fratelli d’Italia è alternativo a entrambe queste posizioni.

In che modo?

Abbiamo posto una serie di interrogativi importanti, rispetto all’annuncio del sindaco Gualtieri, che però non hanno ottenuto risposta. A nostro avviso, l’annuncio del termovalorizzatore è stato un modo per mascherare un’immagine decisionista e per deresponsabilizzarsi rispetto al tema del decoro e pulizia della città, tema sul quale Gualtieri aveva fatto promesse mai soddisfatte. Ne sono una prova le denunce registrate in questi giorni contro la sporcizia nel centro storico della capitale. La strategia comunicativa dell’amministrazione comunale può attrarre facili entusiasmi: molte persone immaginano che la chiusura del ciclo dei rifiuti possa essere un elemento dirimente rispetto al tema della spazzatura nella capitale.

Per voi, dunque, la chiusura del ciclo dei rifiuti non è la soluzione?

Certamente è un tema molto importante: come tutte le norme, soprattutto le direttive europee, ci insegnano, è necessario un grande impegno per ottimizzare la filiera del riciclo. Tutto ciò che non è possibile riciclare deve essere portato a chiusura del ciclo, o tramite una discarica o tramite altre alternative. Da questo punto di vista, però, il termovalorizzatore è un impianto obsoleto: era una soluzione accettabile, soprattutto se paragonata a una discarica, dieci anni fa. A nostro avviso, rappresenta un grande errore realizzare un nuovo impianto anziché ampliare e potenziare le esistenti strutture di gestione dei rifiuti.

La proposta di Gualtieri è dunque da scartare su tutti i fronti?

Secondo l’annuncio di Gualtieri, ma noi aspettiamo ancora le carte, si prevede un termovalorizzatore che brucia rifiuti indifferenziati. Siamo davvero sicuri sia così? In caso contrario, sarebbe un bel problema perché rappresenterebbe un chiaro disincentivo alla raccolta differenziata. E dunque all’economia circolare, trattandosi di un impianto che necessita di un potere calorifero alto e quindi di rifiuti come carta, plastica e umido, sostanze che sono separabili.

Tuttavia, non volete essere considerati parte del “partito del no”.

Non siamo per la linea del no a tutto né del no preventivo. Ragioneremmo molto più volentieri di un piano complessivo che prevede un potenziamento di impianti diffusi secondo il principio di autosufficienza territoriale nella gestione dei rifiuti. Pensiamo a impianti che su scala industriale adottano il tema della raccolta differenziata, riciclo e riutilizzo dei rifiuti e un’impiantistica legata al ciclo dei rifiuti in grado di utilizzare tecnologie più moderne. E che punta sul trattamento dei rifiuti difficili da separare e trattare, come quelli inerti.

Riassumendo la vostra posizione, qual è la soluzione per i rifiuti nella capitale?

La soluzione per Roma è un forte investimento per raggiungere finalmente l’autosufficienza del trattamento dei rifiuti su tutta la filiera degli impianti necessari, da quelli per il riciclo di compostaggio per l’umido fino a quelli per la plastica. Parallelamente, è necessario, riguardo la chiusura del ciclo dei rifiuti, guardare a tutte le moderne tecnologie per trovare una soluzione più attuale e meno impattante di un termovalorizzatore che, per altro – cosa fondamentale -, oggi non può essere costruito né con i fondi del Pnrr, e in prospettiva né con i fondi pubblici come ci suggerisce l’Unione europea. Si tratterebbe dunque di un’operazione a rischio anche dal punto di vista economico.

Quando a Roma governava il centrodestra, la raccolta differenziata in 3 anni è cresciuta dal 17% a quasi il 40%. Purtroppo, poi è rimasta al palo perché non è stata sviluppata. Oggi è sempre più chiaro che la soluzione non può nemmeno essere quella di esportare i rifiuti romani: è un costo e non un vantaggio.

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