Futuro

Covidiota anche tu?

L’uso facoltativo della mascherina ha creato due nuove tribù: quelli che puntano il dito contro chi ancora la mette. E quelli che disprezzano chi non la indossa più. E se ci facessimo i fatti nostri?
Credit: Lasma Asrtmane/Unplash
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16 maggio 2022 Aggiornato alle 06:30

Ci si guarda con riprovazione, con compassione, talvolta persino con rabbia. Posto che la pandemia non è per nulla finita, il solco che si è scavato tra i due modi di affrontarla, gestirla e pensarla è rimasto: si manifesta nei casi di uso facoltativo della mascherina.

In rete gira il video di un uomo che passeggia in un supermercato dove la indossano quasi tutti e lui che li riprende, dicendo che l’Italia è un Paese di merda e poi, con disprezzo, “guardali i covidioti!”.

Dall’altro lato una delle virostar del biennio, il professor Matteo Bassetti, ha scritto su Twitter che lo guardano male quando entra nei luoghi nei quali non è obbligatoria senza indossarla.

Noi che ci mascheriamo, quando capitiamo nelle terre dei non mascherati, ci sentiamo un po’ in imbarazzo e ci verrebbe da toglierla. Sentiamo gli occhi addosso, il giudizio di chi pensa che abbiamo paura della nostra ombra. Di contro, quando un non mascherato visita le nostre terre lo guardiamo come un irresponsabile, speriamo che senta la vergogna: ma come, non pensi agli altri? Potresti essere infetto e spargere il virus ovunque. Le tribù si disprezzano.

È curioso il fatto che per due anni si sia invocata la libertà di ciascun cittadino di decidere per sé stesso e ora che questa libertà è arrivata (che è anche libertà di tenersela, la mascherina) chi la esercita possa essere additato come covidiota.

La Repubblica ha messo a confronto non solo le opinioni, ma le abitudini d’uso di una decina di esperti, come il professor Crisanti (“con la mascherina anche a casa, quando entrano estranei”), l’epidemiologa Salmaso (“su un aereo non la toglierei mai”), il virologo Pistello (“è più importante il vaccino”).

Ma non saranno loro, non questa volta, a poter dare un’indicazione, perché la questione è connessa strettamente alla sensibilità personale, sociale, alle paure, alle sicurezze, alla situazione di salute personale. In definitiva ai fatti nostri, quelli che ci dovremmo fare tutti.

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