Bambini

Come stanno ə studentə ucrainə nelle scuole italiane?

Secondo il Miur, 4.223 istituti hanno accolto quasi 23.000 bambinə e ragazzə ucrainə. Ma le difficoltà non mancano, come spiegano alla Svolta due associazioni
Credit: Tim Gouw/Unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
15 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

Sono 22.788 ə studentə ucrainə accoltə nelle nostre aule scolastiche dal 24 febbraio al 9 maggio. I dati del report pubblicato dal Ministero dell’Istruzione forniscono una mappatura completa dei flussi deə minori rifugiatə introdottə nelle classi italiane.

Negli asili nido e alla materna poco più di 5.000, nella scuola primaria quasi 10.400, mentre in quella secondaria di primo e secondo grado circa 7.330. Nel complesso gli istituti statali e paritari che hanno accolto sono 4.223.

Tra le regioni che si sono mobilitate di più, la Lombardia e a seguire, l’Emilia Romagna e la Campania.

In questi mesi ə bambinə e adolescenti giuntə in Italia da solə o con i propri cari sono statə ospitatə da famiglie italiane, connazionali o da centri d’accoglienza.

Statistiche a parte, le scuole di ogni ordine e grado hanno dovuto affrontare numerose sfide in termini di risorse e competenze: nella quasi totalità dei casi le alunne e gli alunni accolti non parlano italiano e versano in una condizione psicologica delicata.

Nel mese di marzo il Ministero dell’Istruzione aveva disposto con una nota alcune linee guida e stanziato un fondo ulteriore di 1 milione di euro per mediatorə culturali e corsi di alfabetizzazione.

In sostanza, ogni istituto, segnalando gli arrivi nel Sistema informativo dell’istruzione, riceve 200 euro per ogni nuovə studentə. Vi è poi una sezione dedicata del sito web del Miur con materiali didattici e alcune informazioni sul sistema scolastico ucraino.

Il ministro Patrizio Bianchi aveva inoltre dichiarato che ə ragazzə ucrainə potranno avvalersi del “Piano Estate”, una serie di attività organizzate dalle scuole durante la pausa estiva.

In linea teorica, l’Italia prevede protocolli di inserimento e integrazione all’avanguardia. ə minori che rientrano nell’età dell’obbligo si possono e devono iscrivere in qualsiasi periodo dell’anno, indipendentemente dalla situazione giuridica. In base al livello di comprensione della lingua italiana, è previsto l’inserimento immediato nelle classi oppure corsi di alfabetizzazione e piani didattici personalizzati. Tuttavia, la gestione varia enormemente in base alle zone e spesso si rende necessario il supporto di enti privati.

Uno dei principali problemi, secondo Nicoletta Fadani, ex insegnante e presidente dell’associazione La Matrioska onlus, che La Svolta ha già intervistato alcuni mesi fa, è l’isolamento in cui rischiano di rimanere ə studentə. “Generalmente vengono “smistatə” e distribuitə su tutto il territorio nazionale”. La maggior parte di loro si è stabilita presso parenti o conoscenti residenti in Italia e di conseguenza è stata assegnata alla scuola più vicina. “Il risultato è che c’è unə solə studentə ucrainə in una classe o addirittura in un istituto”.

Il contesto in cui opera l’associazione è sicuramente un’anomalia, rispetto allo scenario generale. Per oltre 15 anni, infatti, La Matrioska onlus ha organizzato soggiorni di studio per gruppi di bambinə ucrainə, provenienti da orfanotrofi. Un legame nato all’indomani del disastro nucleare di Chernobyl, con i cosiddetti soggiorni di risanamento che per molti anni hanno portato centinaia di bambinə ucrainə e bielorussə a trascorrere l’estate presso famiglie italiane. Tanto che nel 2008 un gruppo di insegnanti e famiglie di Pianezza, in provincia di Torino, ə stessə che in passato avevano dato ospitalità ad alcunə bambinə ucrainə, hanno deciso di fondare l’associazione.

“Dall’inizio del conflitto, abbiamo accolto 30 bambinə, di età compresa dai 2 ai 15 anni, nell’Istituto Comprensivo di Pianezza”. Si tratta perlopiù deə figliə di quelle stesse ragazze che da bambine avevano trascorso alcune settimane nelle loro case e che allo scoppio della guerra hanno preso contatti con l’associazione.

Come racconta Fadani, per ə più piccolə, dai 2 ai 6 anni, l’inserimento è stato nel complesso piuttosto semplice. Accompagnatə a scuola dalle proprie mamme, nel giro di una quindicina di giorni si sono ambientatə, entrando a tutti gli effetti nelle classi italiane.

Alle elementari e medie, invece, sono stati affidatə a volontariə madrelingua ucraina, insegnanti, mediatorə linguisticə o comunque professionistə con una buona conoscenza dell’italiano per corsi intensivi di italiano, ma anche lezioni di matematica e lingua ucraina per non perdere i progressi fatti e procedere con il programma didattico.

Dopo un mese e mezzo, quasi tuttə ə alunnə dai 6 ai 10 anni hanno raggiunto un livello di italiano sufficiente per seguire le lezioni delle classi italiane, sempre affiancati da unə insegnante bilingue.

“Deə 12 ragazzə delle medie, 4 sono statə inseritə in terza e si stanno preparando per l’esame finale, 3 in prima, mentre ə altrə ancora non parlano abbastanza bene l’italiano”.

Oltre alle ore di didattica frontale finalizzate all’inserimento nelle classi, ə ragazzə partecipano anche alle lezioni di nuoto e di pallavolo pomeridiane e ai laboratori di ceramica, che rappresentano delle ottime occasioni per cominciare a interagire con ə professorə e ə studentə italianə.

“Quando possibile, poi, cercano di collegarsi da remoto con la loro scuola in Ucraina, in genere una mezzora o un’ora al massimo, finché lì non salta la corrente o non partono le sirene antiaeree”. E continua: “Il lato positivo è che nel nostro caso ə bambinə si conoscono fra di loro e abitano tuttə nella stessa zona, questo è più facile ambientarsi. Per unə ragazzə, magari costrettə a fuggire dal suo Paese con poco più di una scatola di scarpe e qualche documento addosso e introdottə in una scuola italiana da solə, senza che sappia una parola di italiano, sarà certamente spaventatə”.

Ovviamente è previsto un supporto psicologico d’emergenza, un percorso rivolto non tanto aə ragazzə, quanto alle famiglie ospitanti, aə insegnanti e alle stesse mamme deə bambinə (con l’intermediazione di unə traduttorə) per agevolare la loro integrazione. L’associazione, inoltre, si è aggiudicata recentemente la vittoria in un contest indetto da Reale Mutua Assicurazioni e il premio che verrà investito in corsi dedicati aə bambinə con problemi di dislessia o iperattività.

Le scuole si avvalgono ben volentieri dell’aiuto deə volontarə ed enti esterni: in aula ə docentə fanno il possibile, adattando il programma alle esigenze deə ragazzə stranierə, ma la gestione del resto della classe non consente eccessivi rallentamenti. L’associazione PiùCulture, che collabora con vari istituti del II e VII municipio di Roma, tiene lezioni e doposcuola pomeridiani, due volte a settimana a piccoli gruppi di bambinə di livello linguistico omogeneo.

“Le scuole si sono mobilitate tanto, molte classi hanno realizzato cartelloni colorati per accogliere ə nuovə arrivatə e mostrare solidarietà, ma in realtà quellə che frequentano sono meno di quanti si pensasse all’inizio: 6 o 7 massimo per ogni istituto” spiega Amalia Ghisani, presidente dell’associazione romana. “Perlopiù si sta cercando di contenere i danni e consentire aə alunnə di concludere l’anno scolastico. Per cui, si collegano con ə docentə sulle piattaforme online e continuano la didattica a distanza. Talvolta quando lə bambinə è particolarmente traumatizzatə, è lo stesso istituto, a consigliare di tenerlə a casa, se non per poche ore di inserimento”.

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