Ambiente

Mozambico: un’altra crisi “invisibile”

Cicloni, siccità, raccolti che non crescono più o vengono distrutti dalle cavallette incrementano il numero di sfollati e rifugiati climatici nell’Africa orientale
Due venditori ambulanti a Maputo, capitale del Mozambico
Due venditori ambulanti a Maputo, capitale del Mozambico Credit: FARAH NABIL/UNSPLASH
Tempo di lettura 4 min lettura
12 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

Una crisi invisibile e spaventosa. Lontano dai riflettori, l’Africa orientale sta vivendo un’emergenza senza fine dettata da più fattori, dai conflitti sino alla crisi climatica.

Proprio quest’ultima, complice in un territorio dove da quasi quattro anni si sta verificando una siccità e una crisi idrica devastante, sta portando sempre più persone alla fuga. Si va dal Madagascar colpito da più cicloni all’Etiopia con livelli estremi di fame e malnutrizione. E poi Kenya, Malawi, Sudan, Tanzania e diversi altri stati dove la insicurezza alimentare, dovuta sia dalla mancanza di raccolti a causa degli effetti del surriscaldamento, sia dalle ripercussioni legate al conflitto fra Russia e Ucraina, è sempre più evidente.

A tutto ciò si aggiungono situazioni al limite dovute persino dalla piaga delle locuste che invadono e distruggono i raccolti. Di recente la Caritas ha lanciato più appelli per le condizioni di famiglie vulnerabili che fuggono dalle loro abitazioni in cerca di acqua pulita, cibo e terra coltivabile, con stime che indicano come oltre il 70% degli sfollati bisognosi soffrirà la fame.

L’intero Corno d’Africa, tra siccità e locuste è in ginocchio e un recente rapporto delle Nazioni Unite indica anche come sia sempre più impattante la carenza di grano dovuta all’invasione russa in Ucraina. Secondo l’Onu circa 20 milioni di persone che vivono nel Corno d’Africa potrebbero soffrire la fame quest’anno. Uno dei luoghi in cui la crisi sta costringendo sempre più persone alla fuga è il Mozambico. Paese per cui l’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha di recente lanciato un appello per costringere il mondo ad aprire gli occhi sulla crisi “invisibile” che sta vivendo questo territorio.

L’agenzia Onu in una nota si dice “gravemente preoccupata per gli episodi di violenza e per il clima di insicurezza nel nord del Mozambico. Il conflitto e la fuga di persone, aggravati da eventi meteorologici estremi, hanno portato a un aumento dei bisogni di protezione – fisica, materiale e legale – per centinaia di migliaia di rifugiati, sfollati interni e membri delle comunità ospitanti”. Come fosse un pungiball, il Paese è stato colpito da più episodi estremi che lo stanno gradualmente mettendo ko.

A inizio 2022 cinque tempeste tropicali si sono abbattute nel nord del Mozambico lasciando una scia di morte e devastazione. L’11 marzo il ciclone tropicale Gombe ha colpito più di 736.000 persone, “comprese quelle nel sito Corrane per gli sfollati interni e i rifugiati nell’insediamento di Maratane. A Maratane, l’80% dei rifugi è stato danneggiato e più di 27.000 rifugiati, richiedenti asilo e membri della comunità ospitante hanno ancora urgente bisogno di assistenza”, fa sapere l’UNHCR.

In questo luogo del mondo la crisi climatica sta mostrando tutta la sua potenza: le alluvioni si fanno più frequenti e intense, così come la siccità, ma anche gli incendi. Di conseguenza, senza più casa e cibo, le persone sono costrette a fuggire andando a ingrossare le file già massicce dei rifugiati climatici. In più, il conflitto interno nella provincia di Cabo Delgado, con violenze e uccisioni, sta portando solo nel 2022 ad altri seimila sfollati.

In quelle che l’Onu definisce sostenute da un “sottofinanziamento cronico” nel frattempo nelle ultime settimane i caschi blu stanno affrontando nuove missioni per portare aiuti tramite operazioni umanitarie. Coloro che hanno visitato di recente il Paese parlano di “case letteralmente dissolte e scuole, cliniche e infrastrutture gravemente danneggiate o distrutte”.

Sebbene siano stati forniti rifugi, kit di sopravvivenza e aiuti alle scuole e agli ospedali, in molte aree del Mozambico tra conflitti e crisi climatica mancano le risorse primarie per poter aiutare la popolazione.

L’UNHCR fa sapere di essere “impegnato a sostenere il governo del Mozambico, le autorità locali e le comunità per proteggere e trovare soluzioni per i rifugiati, ad assistere il Mozambico nell’affrontare l’impatto degli spostamenti interni e a rafforzare la necessità di essere preparati alle emergenze e di rispondere agli eventi meteorologici estremi”, ma i bisogni delle persone continuano a crescere e i fondi “non sono sufficienti”.

Soltanto per riuscire a sostenere tutti coloro che stanno scappando dalle violenze della zona di Cabo Delgado e soprattutto dagli impatti della crisi climatica, l’Onu stima che per poter incrementare le operazioni di soccorso siano necessari 36,7 milioni di dollari nel 2022.

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Riccardo Liguori 3 min lettura
disuguaglianze
di Redazione 3 min lettura