Ambiente

La Tasmania è diventata carbon-negative

Grazie alle sue foreste, lo Stato australiano è il terzo Paese al mondo ad assorbire e immagazzinare più anidride carbonica di quella che emette
Credit: Steve Pearce/The Tree Projects
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
9 maggio 2022 Aggiornato alle 07:00

Dopo il Bhutan e la repubblica del Suriname, la Tasmania è il terzo Paese al mondo a essere diventato carbon-negative. In altre parole assorbe e immagazzina più anidride carbonica di quella che emette.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters, il traguardo si deve soprattutto alla drastica riduzione delle attività di deforestazione.

Nel 2011, il co-fondatore del sito di booking Wotif Graeme Wood e la fondatrice del marchio di abbigliamento Kathmandu Jan Cameron comprarono quello che all’epoca era ritenuto il più grande stabilimento esistente a produrre cippato, ovvero scaglie ottenute dal legno di scarto utilizzate come combustibile.

L’impianto si trovava a Triabunna, una città sulla costa orientale della Tasmania, e la coppia ambientalista di imprenditori lo acquistò per 10 milioni di dollari con un obiettivo specifico: chiuderlo.

«Sono interessato al futuro e allo sviluppo economico, la Tasmania ne ha disperatamente bisogno», commentò all’epoca Wood alla Abc News. La fine delle esportazioni dei trucioli di legno e della polpa di cellulosa assicurò un netto calo del disboscamento, un’operazione che riduce la capacità delle foreste di assorbire anidride carbonica.

«C’è bisogno di guardare al reale valore economico delle nostre risorse naturali e al valore rappresentato dalla protezione delle foreste come riserve nazionali di carbonio», ha dichiarato Brendan Mackey, coautore della ricerca insieme a David Lindenmayer, William Moomaw e Heather Keith.

«La maggior parte delle discussioni sul clima finora si sono basate sulla riduzione delle emissioni, ma questa è solo una parte dell’equazione. Dobbiamo immagazzinare molto più carbonio nell’ambiente», ha aggiunto Lindenmayer.

«Sebbene nell’Accordo di Parigi i termini protezione e conservazione possano essere interpretati come sinonimi, in pratica non lo sono», si legge nel rapporto.

La conservazione, infatti, «si riferisce a una serie di interventi tra cui la promozione dell’uso sostenibile delle risorse naturali, soluzioni sociali ed economiche, conservazione ex situ e ripristino dell’habitat». Protezione, al contrario, «significa proteggere le foreste dalle attività di sfruttamento del suolo e consentire ai processi naturali, inclusa l’evoluzione, di verificarsi senza ostacoli».

A differenza dell’Australia continentale, lo stato insulare della Tasmania si basa principalmente sull’energia idroelettrica, e poteva quindi già garantire basse emissioni di gas serra. Ora può vantare un altro merito che le è valso il podio tra i protagonisti di un cambiamento possibile.

«È un risultato straordinario per la Tasmania essere carbon-negative», ha commentato Lindenmayer. «Si sente molto parlare di carbon neutral ma non di carbon negative. È una delle prime volte che qualcuno abbia mai realizzato questo tipo di inversione sul Pianeta».

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