Diritti

Che tensione sulle Isole Salomone

Una nuova crisi geopolitica sta investendo l’Oceano Pacifico meridionale: l’ex protettorato inglese ha siglato un accordo di sicurezza segreto con la Cina. La reazione di Australia e Stati Uniti
Il ministro degli Esteri delle Isole Solomone Jeremiah Manele, il primo ministro Manasseh Sogavare, il premier cinese Li Keqiang e il ministro degli esteri cinese Wang Yi insieme a Pechino, nel 2019.
Il ministro degli Esteri delle Isole Solomone Jeremiah Manele, il primo ministro Manasseh Sogavare, il premier cinese Li Keqiang e il ministro degli esteri cinese Wang Yi insieme a Pechino, nel 2019. Credit: EPA/THOMAS PETER/POOL
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6 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

Una nuova crisi geopolitica sta investendo l’Oceano Pacifico meridionale con al centro le Isole Salomone. L’ex protettorato inglese guidato dal premier Manasseh Sogavare ha recentemente siglato con la Cina un accordo quadro sulla cooperazione in materia di sicurezza, dalla durata quinquennale, che permetterebbe al regime di Pechino di intervenire direttamente nello Stato insulare con le proprie forze militari, in modo da preservare l’ordine sociale.

I dettagli segreti dell’accordo hanno suscitato l’immediato allarme dei governi di Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti, preoccupati per la possibile costruzione di una base militare navale da parte del governo di Xi Jinping a meno di 2.000 km dalla costa australiana.

«Vogliamo pace e stabilità nella regione. Non vogliamo inquietanti influenze e non vogliamo la pressione e coercizione che stiamo osservando da parte della Cina», aveva dichiarato a marzo il ministro della difesa australiano Peter Dutton.

Da tempo infatti si stanno moltiplicando i segnali di un incremento della sfera d’influenza cinese nel Sud Est asiatico e in Oceania, con il proposito di rafforzare il controllo e il monitoraggio delle rotte commerciali che coinvolgono gli alleati dell’America.

All’interno di questo scontro fra sfere d’influenza, il governo di Sogavare ha compiuto un progressivo avvicinamento nei confronti di Pechino a partire dal 2019, rompendo le relazioni con Taiwan dopo decenni di collaborazione.

Una decisione che ha scatenato subito numerose proteste nelle Isole, soprattutto nella provincia di Malaita, la più grande e popolosa dell’arcipelago. Successivamente le proteste si sono trasformate in pesanti rivolte sedate con le forze militari australiane in base all’accordo bilaterale di sicurezza siglato nel 2017.

Proprio il delicato intreccio fra interessi rivali, conflitti etnici e accordi bilaterali contrastanti, hanno posto le Isole Salomone in un delicato e precario equilibrio, che potrebbe aggravarsi molto rapidamente a causa del peggioramento dei rapporti diplomatici fra Stati Uniti e Cina.

Da oltre 10 anni, a partire dalla presidenza Obama, l’espansione del colosso cinese è finita al centro di una politica di contenimento da parte della sfera anglosassone, la quale nel settembre del 2021 ha annunciato un patto di sicurezza trilaterale fra Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti (AUKUS) per rafforzare la cooperazione nella regione dell’Indo-Pacifico.

Un’alleanza che va a sommarsi al QUAD (Dialogo quadrilaterale di sicurezza) che comprende anche Giappone e India. Un insieme di alleanze che nelle ultime settimane ha mostrato palese insofferenza di fronte alle mosse pechinesi, con addirittura velate minacce di intervento militare nelle Isole Salomone da parte della Potenza americana, nonostante le rassicurazioni fornite dai rappresentanti del governo di Sogavare.

«Faremo in modo che le cose che stanno succedendo in altri territori, come a Hong Kong, non accadano nella nostra stessa nazione» ha affermato l’Alto Commissario per le Isole Salomone Robert Sisilo rispondendo alle preoccupazioni australiane riguardo al possibile dispiegamento della polizia cinese.

L’esteso impegno dell’amministrazione Biden nel conflitto russo-ucraino non ha cambiato le priorità geopolitiche di Washington, che rimarranno concentrate sul principale rivale a livello economico e militare, con un’intensificazione degli sforzi diplomatici e commerciali nel continente asiatico e in Oceania. «C’è in corso una battaglia nel mondo tra la democrazia e l’autocrazia» ha dichiarato pochi giorni fa il presidente americano Biden.

Una battaglia che coinvolge anche le Isole Salomone, diventate un nuovo punto di tensione all’interno del mondo multipolare in rapida ascesa.