A Kharkiv le lezioni si fanno nelle stazioni della metro
L’anno scolastico sta per concludersi, ma non nel migliore dei modi in Ucraina. Tra bambini feriti, uccisi, aule vuote e strutture scolastiche distrutte, il Paese sta sperimentando il tragico effetto della guerra iniziata il 24 febbraio sull’istruzione e sul futuro dei bambini.
Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia nato nel 1946 per tutelare i bambini vittime della Seconda Guerra Mondiale, spiega che il 17% delle “Scuole sicure” nell’Ucraina Orientale sono state colpite e molte non esistono più.
Si tratta di strutture che rientrano nel programma istituito insieme al ministero dell’Istruzione e della Scienza ucraino in risposta agli attacchi su asili e scuole nella regione del Donbass, dove il conflitto armato si svolge dal 2014 e più di 750 strutture educative sono state danneggiate o distrutte, secondo l’ong per i diritti umani Human Rights Watch.
Firmando la “Dichiarazione sulle Scuole Sicure” nel novembre del 2019, l’Ucraina è diventata il centesimo Paese ad approvarne le disposizioni: da allora, governo e società civile si sono impegnati per formare gli ufficiali delle forze armate sulle linee guida del testo, coinvolgendo circa 1.000 ufficiali militari pronti a proteggere bambini, insegnanti e scuole, supportare la prosecuzione dei percorsi di istruzione durante le guerre e a mettere in atto misure per impedire l’uso per scopi militari delle scuole.
Nonostante tutto, almeno 1 scuola su 6 supportata dall’Unicef ha subito gravi ripercussioni dall’inizio della guerra, compresa la “Scuola n° 36”, che è l’unica “Scuola Sicura” a Mariupol. Quel che rimane della facciata dell’edificio, un tempo bianca e arancione, ora ha assorbito il colore freddo e cupo della guerra.
Solo nell’ultima settimana, continua Unicef, “due scuole sono state colpite. Quelle danneggiate o distrutte che fanno parte del programma sono 15 su 89. Dall’inizio della guerra a febbraio, centinaia di istituti nel Paese sono stati segnalati come colpiti da artiglieria pesante, bombardamenti aerei e altre armi esplosive in aree popolate, mentre altri sono stati utilizzati come centri di informazione, rifugi, centri di rifornimento o per scopi militari”.
Il rappresentante Unicef per l’Ucraina Murat Sahin ha dichiarato che «l’inizio dell’anno accademico in Ucraina era pieno di speranza e promesse per i bambini, dopo le interruzioni dovute al Covid-19. Al contrario, centinaia di bambini sono stati uccisi e l’anno scolastico termina tra la chiusura delle scuole a causa della guerra e la decimazione di strutture scolastiche».
La scuola fornisce uno spazio sicuro e una parvenza di normalità in quei Paesi colpiti dalle crisi, assicurando che i bambini non paghino per la vita il prezzo dell’istruzione perduta e mettendo in comunicazione i piccoli e i loro genitori con servizi sanitari e psicosociali di base.
«Assicurare l’accesso all’istruzione può fare la differenza tra il senso di speranza o di disperazione per milioni di bambini», ha aggiunto Sahin.
Per ora, il Fondo per l’infanzia sta cercando di raggiungere più bambini possibile con opportunità di apprendimento appropriate e in sicurezza. Per esempio, tramite la piattaforma di formazione online “All Ukrainian Online Education Platform”, sviluppata dal Ministero dell’Istruzione e della Scienza con il supporto di Unicef durante la pandemia da Covid-19: coinvolge studenti delle classi dal 5° all’11° grado – dalle scuole medie, di livello secondario inferiore, alle superiori, che in media durano 2/3 anni in Ucraina - e ora sta raggiungendo oltre 80.000 studenti sfollati.
Nelle stazioni della metro di Kharkiv, poi, dove i bambini sono costretti a rifugiarsi per trovare riparo, i volontari supportati dall’Unicef hanno realizzato spazi dove insegnanti, psicologi e istruttori sportivi giocano e coinvolgono regolarmente i bambini.
Quasi 250.000 bambini hanno beneficiato di aiuti per l’istruzione forniti in questi spazi, inclusa la piattaforma online “Numo”. E per coloro che sono fuggiti dall’Ucraina, l’Unicef sta sostenendo i governi e i comuni per includere i bambini nei sistemi scolastici nazionali, insieme a percorsi formativi alternativi che includono l’apprendimento digitale.
Secondo Sahin, «i combattimenti devono fermarsi così che le aule possano essere ricostruite e le scuole tornino a essere luoghi sicuri per imparare ancora». Lo dice il diritto internazionale umanitario: i bambini e le scuole devono essere protetti. Ma sembra che non tutti abbiano recepito il messaggio.