Economia

I fish and chips inglesi chiudono. E l’inflazione schizza

L’indice dei prezzi al consumo in Gran Bretagna ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 30 anni. Con ricadute pesanti sul costo della vita
Una protesta delle lavoratrici della Sanità pubblica inglese.
Una protesta delle lavoratrici della Sanità pubblica inglese. Credit: David Cliff/SOPA Images via ZUMA Wire
Tempo di lettura 3 min lettura
4 maggio 2022 Aggiornato alle 19:00

In Gran Bretagna “cheap as chips”, “economico come le patatine”, è un modo di dire molto diffuso per indicare che un prodotto è a buon mercato. Ma con l’inflazione che a marzo ha raggiunto il 7%, ora gli inglesi potrebbero essere costretti ad aggiornare il vocabolario.

Secondo Andrew Crook, presidente della National Federation of Fish Friers, la Gran Bretagna rischia di perdere fino a 3.000 dei circa 10.000 negozi di “fish and chips”, in quella che Crook stesso sul New York Times descrive come «la più grande crisi del settore da quando questi negozi sono stati aperti negli anni ‘60 dell’Ottocento».

All’origine c’è la riduzione delle forniture dovuta alle conseguenze della guerra in Ucraina, che ha determinato il rincaro di alimenti e ingredienti di base come la farina, il pesce e l’olio da cucina.

«Le azioni che abbiamo intrapreso per sanzionare il regime di Putin hanno un costo anche per noi che restiamo a casa», ha affermato il Cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak, che ha sottolineato come «l’invasione dell’Ucraina rappresenta un rischio per la nostra ripresa così come per i Paesi di tutto il mondo».

L’Ufficio nazionale di statistica (Ons) ha calcolato che a marzo l’indice dei prezzi al consumo è salito al 7% rispetto al 6,2% del mese precedente, trainato dall’impennata di energia, generi alimentari e carburante. Negli ultimi 12 mesi, il prezzo di diesel e benzina è aumentato di oltre il 30%, come non accadeva dal 1989.

Si tratta dell’inflazione più alta degli ultimi 30 anni, e secondo la Banca d’Inghilterra entro il 2022 potrebbe sfiorare il 10%, con una media annuale che l’Ufficio per la responsabilità di bilancio (Obr) stima del 7,4% e un valore non inferiore al 2% fissato come obiettivo dalla Banca centrale fino al 2024.

Tutto questo si traduce in un costo ancora più elevato per le imprese, con ricadute sul costo della vita delle famiglie. Sempre secondo l’Obr, il reddito pro capite per famiglia potrebbe diminuire del 2,2% nel prossimo anno fiscale, un dato che non si registra dal 1956.

«So che questo è un momento preoccupante per molte famiglie» ha aggiunto Sunak, che ha annunciato uno stanziamento di 22 miliardi di sterline attraverso l’apposito fondo di sostegno. «Stiamo anche aiutando quante più persone possibile a trovare lavoro» ha concluso, «il modo migliore per le famiglie di ottenere sicurezza economica a lungo termine».

Intanto, per contenere l’inflazione, il 17 marzo la Banca d’Inghilterra ha alzato i tassi di interesse di 0,25 punti percentuali, portandoli ai livelli pre-pandemia dello 0,75%.

Il 5 maggio si riunirà il Comitato per la politica monetaria (Mpc), ed è possibile un ulteriore rialzo di 0,25 punti all’1%.

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