Futuro

Vaccini nel mondo: a che punto siamo

Nella Settimana dell’Immunizzazione, l’Oms esorta i Paesi e la popolazione a vaccinarsi. E ricorda che non esiste solo il coronavirus
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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29 aprile 2022 Aggiornato alle 09:00

Non esiste solo il Covid-19, ma ci sono anche la difterite, la tubercolosi, il tetano e la pertosse, la poliomielite, il morbillo e la Malaria. A ciascuna delle malattie elencate, e a molte altre nel mondo, corrisponde un vaccino, già disponibile o in fase di sviluppo. E mai come quest’anno la Settimana mondiale dell’immunizzazione – fino al 30 aprile – ha una rilevanza enorme.

“La campagna vuole mettere in evidenza l’azione collettiva necessaria per aumentare la consapevolezza necessaria e a promuovere l’uso di vaccini per proteggere le persone di tutte le età dalle malattie”, spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’istituto specializzato delle Nazioni Unite per la salute istituito nel 1946. L’azione dei vaccini, invece, parte da molto tempo prima: dal 1798, precisamente, quando la prima dose contro il vaiolo diede una possibilità di salvezza contro una malattia che stava devastando il mondo.

Edward Jenner, considerato il padre della vaccinologia moderna – che integra il contributo delle ricerche e della precedente pratica dei vaccini, avvalora la nozione di sistema immunitario e si mantiene aggiornata su batteri, virus, parassiti -, inoculò in un bambino del materiale estratto dalla pustola di una mucca colpita da vaiolo animale, salvandolo. Quella era la prima vaccinazione in assoluto, così chiamata perché derivava dal materiale biologico presente in una vacca.

L’Oms lavora in tutti i Paesi del mondo perché “i vaccini aiutano a consentire a tutti di perseguire una vita ben vissuta”, dice lo slogan della World Immunization Week. Secondo i dati dell’Organizzazione, negli ultimi due decenni più di 1,1 miliardi di bambini sono stati vaccinati, salvando da 4 a 5 milioni di vite ogni anno e contribuendo a ridurre della metà le morti infantili.

È il risultato di più di 200 anni di ricerca, di collaborazione globale e di test rigorosi, fattori che hanno portato allo sviluppo di vaccini efficaci per oltre 25 malattie.

Ma non tutti hanno lo stesso accesso agli strumenti salvavita: “Circa 23 milioni di bambini hanno perso i vaccini di base nel 2020, il numero più alto dal 2009. È ingiusto, ci mette tutti a rischio e rende le campagne di recupero ancora più urgenti”, spiega l’Oms, che raccoglie in un sito dedicato la storia delle vaccinazioni passate alla storia, come quella antinfluenzale, contro il morbillo, la poliomelite, il vaiolo.

Secondo le cifre di Our World In Data, il portale che pubblica ricerche e analisi basate su dati anche riguardanti la salute, “il vaccino contro la difterite, il tetano e la pertosse, è spesso utilizzato come parametro chiave per la copertura vaccinale globale perché è un buon indicatore per l’accesso ai servizi di immunizzazione di routine”. Nel 2018, la copertura della terza dose di DTP è stata dell’86%, mentre la prima dose ha coperto il 90%, con 13,5 milioni di bambini non ancora vaccinati nel 2018.

I dati sulla copertura vaccinale nazionale a livello globale stimati da Oms e Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, sono aggiornati al 5 ottobre 2021, perché “a causa della recente pandemia, il processo di raccolta dei dati è stato più lento rispetto agli ultimi anni”. È possibile cliccare sui singoli Paesi e scoprire quale sia il tasso di vaccinazione locale: in Italia, per esempio, le percentuali superano il 90%, tranne che per il morbillo (86%) e per i rotavirus (63%), che sono la causa principale della gastroenterite virale infantile.

Ma, in Afghanistan, la seconda dose di morbillo copre solo il 43% della popolazione, per esempio. In Angola il 41%, contro il 70% a livello globale. L’immunizzazione contro la febbre gialla, poi, riguarda solo il 30% degli angolani, contro il 44% della copertura globale. E il vaccino contro la rosolia copre il 70% della popolazione mondiale.

Secondo i dati aggiornati, l’Europa mantiene il suo status di polio-free dal 2002 e “ben 29 dei 53 Paesi che ricoprono il suo territorio geografico hanno eliminato la diffusione endemica sia del morbillo che della rosolia”, spiega l’Oms. I focolai di difterite non si vedono dagli anni ‘90.

Per quanto riguarda la malattia da Covid-19, nel mondo il 58% della popolazione è stato completamente vaccinato. Nella regione europea, si tratta di oltre 600 milioni di persone, cosa che ha salvato circa 470.000 vite dai 60 anni in su nei primi 11 mesi di somministrazione, secondo le stime dell’OMS/Europa e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).

L’Amref Health Africa, una ong internazionale fondata nel 1957 che si propone di migliorare la salute in Africa attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, spiega che a causa della pandemia circa 60 campagne salvavita sono state rimandate in 50 paesi e circa 228 milioni di persone - principalmente bambini - sono ora a rischio per malattie come morbillo, febbre gialla e polio.

Per questo è stata lanciata l’Immunization Agenda 2030, una nuova strategia globale “per non lasciare nessuno indietro” dice lo slogan, e salvare oltre 50 milioni di vite attraverso le vaccinazioni, di cui il 75% nei Paesi a reddito basso e medio-basso. Perché circa il 29% di tutti i decessi infantili under 5 a livello globale, potrebbero essere prevenuti grazie a un vaccino.

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