Diritti

Le donne del calcio saranno professioniste

Finalmente, dal 1° luglio 2022 il calcio femminile in Italia diventa professionistico. Lo ha deciso la Figc, sanando una discriminazione che, però, continua in altri sport. Come spiega alla Svolta l’ex calciatrice della Lazio Flaminia Lombardozzi
Le calciatrici della Nazionale femminile.
Le calciatrici della Nazionale femminile.
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27 aprile 2022 Aggiornato alle 15:00

Anni di battaglie, dentro e fuori dal campo, e finalmente la vittoria più importante per il calcio femminile: dal 1° luglio 2022 sarà uno sport professionistico.

Lo ha deciso la Figc votando ieri le modifiche alle Norme organizzative per passare al professionismo, un iter iniziato anni fa dalla Federazione che nel 2020 aveva individuato proprio la data del prossimo 1° luglio.

Soltanto il campionato femminile di Serie A sarà professionistico, dalla Serie B in giù il movimento resterà dilettantistico.

Cosa cambierà

Innanzitutto, l’inquadramento contrattuale: le calciatrici delle squadre di Serie A avranno contratti professionistici con il riconoscimento dei contributi previdenziali da parte dei club, il versamento dell’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera.

Con la fine dei contratti di tipo dilettantistico, il salario minimo fissato da Assocalciatori e Figc sarà di 26.000 euro lordi all’anno. Fino al 30 giugno 2022 le calciatrici potranno percepire solo un rimborso forfettario annuale diviso in 10 mensilità, per un massimo di 30.658 euro annui a cui aggiungere un bonus ulteriore, oppure un rimborso spese e indennità di trasferta pari a 77,47 euro al giorno. Senza tutele, pensione e maternità.

«Il problema principale non riguardava guadagnare di più, ma non avere tutele», spiega a La Svolta Flaminia Lombardozzi, ex calciatrice per 10 anni alla Lazio e oggi team manager della Ternana femminile. «Alla Lazio ho comunque vissuto un club professionistico ma ho sempre dovuto lavorare, non ho mai avuto la possibilità di fare solo la calciatrice».

Una volta messi gli scarpini al chiodo, Flaminia decide di formarsi e diventare una team manager, «per essere un punto di riferimento all’interno della squadra e continuare a essere parte dello spogliatoio al fianco delle calciatrici», commenta.

Il calcio svolta per primo

«Il processo per il calcio femminile è definitivo, finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile. Si tratta di una giornata importante, dal 1° luglio inizia il percorso», ha detto Gabriele Gravina, Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, a margine del voto delle modifiche normative votate nel consiglio federale.

«Oggi siamo la prima federazione in Italia ad avviare e attuare questo importante percorso», ha aggiunto il numero 1 della Figc: solo la Federcalcio ha infatti aderito all’emendamento al decreto rilancio del novembre 2020 dove venivano fissati i criteri e i fondi per le Federazioni per favorire il professionismo femminile. Fondo istituito con l’approvazione del Decreto legislativo n. 36 del 28 febbraio 2021 che ha riformato le disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, e il lavoro sportivo.

Nell’anno in corso le risorse sono state utilizzate, tra le altre cose, per il reclutamento e la formazione delle atlete, per la qualifica e la formazione dei tecnici, per la promozione dello sport femminile, per la sostenibilità economica della transizione al professionismo sportivo e per l’allargamento delle tutele assicurative e assistenziali.

«Questo piccolo passo dev’essere uno stimolo per tutte le calciatrici per fargli capire che è possibile fare di una passione una professione - conclude Flaminia Lombardozzi, innamorata da sempre del pallone -. Con il flop della Nazionale maggiore, i mondiali femminili del 2019 hanno dimostrato che con la giusta visibilità, anche il calcio femminile può essere di interesse di tutti».

Gli altri sport

Le radici della discriminazione tra il professionismo negli sport maschili e femminili si devono però alla legge 91/1981 che delega alle singole federazioni la scelta di aderire o meno al professionismo.

Un meccanismo che riguarda anche gli uomini, a parte alcune eccezioni: calcio (fino alla Lega Pro), basket (solo il campionato di A1), ciclismo, golf e pugilato.

Grazie al Dlgs approvato lo scorso anno, le Federazioni sportive nazionali che intendono accedere al fondo sopracitato, entro il 31 dicembre 2022 devono deliberare il passaggio al professionismo sportivo di campionati femminili. Al momento, solo il calcio è arrivato a questo traguardo.

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